RICETTA PER SCRIVERE (dall'antologia COME LE FRAGOLE A PRIMAVERA)

 


La ricetta per scrivere nasce per caso, da un botta e risposta "via posta elettronica" in una serata di cazzeggio fra Rosanna Franceschina e Roberto Giorgetti. Successivamente ripresa esattamente così com'è nata, perfino nel format originale, è stata pubblicata nell'antologia di ricette arricchite "COME LE FRAGOLE A PRIMAVERA" (Edizioni Jolly Roger - Firenze), un progetto letterario pensato e curato della professoressa Liliana Bruchi.


Rosy Franceschina <r.francesca1607@gmail.com>




a robertogiorget. 

 

Pensavo alle ricette e in particolare alla ricetta per i miei racconti.
Mah, è difficile schematizzare.


Dosi per un racconto: naturalmente si moltiplicano a seconda di quanti racconti si vuol narrare o si diluisce/monta se si vuol fare un romanzo.

Si può diluire un tema allungandolo come si fa per il brodo, ma si rischia di diventare noiosi.

Si può aumentare con episodi che attirano l'attenzione del lettore, aggiungere personaggi o colpi di scena

Ingredienti: i personaggi, la trama, i 5 sensi, la fantasia, lo scopo, la premessa drammaturgica, il tempo e la concentrazione.

Procedimento: questo certo che cambia da racconto a racconto.

Si può lasciare che la figura di un personaggio entri e ti racconti la sua storia che si intreccerà con altri personaggi, luoghi, tempi, atmosfere o periodi storici.

Si può incontrare però anche una storia che entra nella vita. Tramite un sogno, un evento, un caso fortuito e allora bisogna trovare i personaggi giusti, affinché la storia prenda vita.

I dialoghi! Pare cosa da nulla fare parlare la gente!!! Ogni discorso dovrebbe portare avanti la storia.

Ricordiamoci poi, cosa non facile, che dobbiamo mostrare e non dire. Una cosa che facevo alcuni anni fa era spiegare, dare i dettagli. Lasciare che l'immaginazione del lettore invece riempia gli spazi narrativi è molto importante, riserviamo un posto anche a lui nel nostro racconto.

Beh, per ora basta così.

Ci risentiamo ho da fare.

Ros

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robertogiorgetti@email.it




a me


In effetti scrivere un racconto è un po' come cucinare. Per entrambe le cose servono degli ingredienti indispensabili e possono esserne aggiunti di facoltativi, a seconda del gusto e della fantasia dell'autore o del cuoco.

La differenza semmai sta nella scientificità del metodo, quella che tu definisci giustamente difficoltà (o facilità) di schematizzare. Gli ingredienti per la preparazione di una pietanza sono individuabili in maniera inequivocabile: tot grammi di questo; tot cucchiaiate di quest'altro. E anche il procedimento: trita; mescola ecc.... Lo stesso per i tempi: dopo tot minuti aggiungi questo; lascialo cuocere per tot tempo.

In un racconto è tutto più aleatorio e inconscio, ma se togli uno degli ingredienti fondamentali, o lo metti nel momento sbagliato, ci vuole poco a rovinare la narrazione. Per non parlare della miscelazione degli ingredienti che, se non è ben fatta, le varie vicende risulteranno al lettore sconnesse fra loro.

A me è capitato di avere ospiti all'ultimo momento e di dover allungare qualcosa affinché bastasse per tutti. Si può fare anche con un racconto ma, come col brodo o col sugo, bisogna stare attenti a non rendere scipito il tutto. Insomma, allungare si può ma aggiungendo sapore, mai diluendolo.

Detto questo non lasciamoci ingannare: fermi restando certi capisaldi, ogni autore, come ogni cuoco, se vuol distinguersi deve sempre metterci la sua inventiva, a costo anche di infrangere qualche regola scolpita nella pietra. 

 

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Rosy Franceschina <r.francesca1607@gmail.com>




a robertogiorget.


Bravo! Ognuno ci vuol mettere del suo; in pochi ci riescono.

Rendere originali i propri racconti non è facile, ma se usi la ricetta giusta...

Io credo di non avere mai avuto il problema "del foglio bianco", nel senso che sono stata dotata da Madre Natura di una fervida fantasia e fin da piccola ho sempre avuto "qualche storia da raccontare", ma quando scrivo e le mie mani vanno per conto proprio seguendo le immagini che si affollano nella mente, mescolandosi con verità fantasiose o fantasie reali, odori e sapori, colori e vento in bianco e nero, lacrime e risa, una domanda si pone: Che cosa voglio dire? A chi voglio raccontare questa storia? Sarà giusto il linguaggio che uso?

Poi mi metto il pigiama e mi chiudo in casa. La notte mi piace tanto per mescolare gli ingredienti.

Ros

 

*****

robertogiorgetti@email.it




a me


Ognuno ci mette del suo e ognuno ha un punto di partenza diverso.

Nel mio caso la fantasia arriva un po' dopo, più o meno nel momento in cui si aggiunge la carne macinata nella ricetta del ragù. Di solito nella fase precedente, quella del soffritto, io non uso l'immaginazione ma attingo da quello che riesco a trovare guardandomi intorno. Il mio soffritto mi ricorda una mia vecchia zia che andava per campi a cercare "gli erbi", come li chiama lei. Ne è una profonda conoscitrice autodidatta e, in base a quello che trovava, improvvisava la sua cucina.

Più parlo con te e più mi rendo conto che cucina e scrittura viaggiano su binari paralleli. A me piace mangiare così piccante da far impallidire un calabrese, ma quando cucino penso a chi avrò con me a tavola e mi limito col peperoncino, oppure lo evito del tutto. Lo stesso vale per il linguaggio: lo cuci addosso (o cerchi di farlo) a colui (o coloro) a cui ti rivolgi perché, quando scrivi, ti rivolgi sempre a qualcuno. 

Non dare retta a chi dice "Io scrivo per me": mente sapendo di mentire; la scrittura è una forma di comunicazione e comunicarsi addosso ha poco senso. In quel momento, l'autore, non fa altro che porsi in modalità di auto-protezione e posso capirlo, non è possibile scrivere senza mettersi a nudo.

Tu, metti il pigiama e ti chiudi in casa per mescolare gli ingredienti. Come siamo diversi! Io invece, per metterli in fila, ho bisogno di vestirmi male, infilare un paio di scarponi e camminare per i campi o sugli argini.

 

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Rosy Franceschina <r.francesca1607@gmail.com>




a robertogiorget.


Ma allora sei uguale a quella zia!!!

Vai a cercare gli erbi!

A parte quella volta che scrissi Origami con Fabio, le mie storie sono rintocchi di martello. Sento un'eco che mi impone di scrivere e raccontare.

Come mi piace cucinare e avere ospiti, adoro scrivere e leggere per gli altri.

L'annusi mai la carta? Io sì, ci sento dentro la storia. Chissà se queste pagine invece sanno di soffritto?! Le mie di polenta.

Ros

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robertogiorgetti@email.it




a me



Oh!, ho dimenticato di specificare: gli erbi li mangio e non li fumo! Quello che scrivo è frutto di disfunzioni cerebrali naturali che non richiedono aiuti esterni.

La carta è la carta, hai ragione. Fai come ti pare, ma leggere un libro sul tablet non è la stessa cosa. E ti dirò di più: io prendo molti libri in prestito dalla biblioteca e mi piace soffermarmi a pensare a quanti lettori avranno girato quelle pagine; quanti avranno riflettuto sulle stesse parole; a quante conclusioni diverse saranno arrivati; quante emozioni avranno vissuto. Sai che ti dico? I libri sono come la ruota dei mulini: devono girare! 

 

Prefazione all'antologia, della professoressa Liliana Bruchi:

"Ogni volta che nei miei corsi di Scrittura affronto l’argomento delle ricette arricchite, avverto una svolta. È un modo per entrare nella storia personale, nell’autobiografia, mettendo in pratica molte delle tecniche imparate. Sopra ogni altra quella di scrivere con tutti e cinque i sensi (e volendo qualcuno di più!) e attivare così anche i sensi di chi legge.

Una ricetta è di solito simile a una comunicazione di servizio, a una prescrizione del medico: dosi, tempi, ingredienti. Le ricette arricchite sono invece dei racconti che nascono da sapori, odori, rumori di tegami, di passi, di filastrocche, da occhi che ricordano forme e colori, da mani che toccano, rubano, rischiano di bruciarsi… E così alla ricetta si aggiungono digressioni e commenti, si fanno incursioni nella propria vita sorridendo, commuovendosi, tornano al cuore le briciole di un passato che si credeva di non ricordare. E il bello di queste ricette è che ci si può infilare dentro un po’ di tutto. Diventano una piccola enciclopedia composta da notizie di ogni tipo: si incrociano storia, geografia, economia, sociologia, territorialità. E, spiegando una ricetta, i “miei” scrittori cominciavano a spiegare il loro mondo.

Questo progetto, fortemente voluto da Rosanna Franceschina, ha unito cuori e ricordi di persone che hanno voluto giocare con la memoria dei propri sensi e con le loro emozioni per regalarci un libro di ricette sì, ma soprattutto un libro di ricordi toccanti, divertenti, profondamente personali. Insomma, ogni ricetta è un filo su cui si dipana l’inizio di un racconto. Quello della vita."

 

Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare, ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per mangiare.
Manuel Vàzquez Montalbàn

 


 


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