TENTATA RAMPA A PONTE A SIGNA!!!


 

Oggi pomeriggio ci siamo addentrati su un territorio lastrigiano che, anche a noi che lastrigiani lo siamo e pure da diverse generzioni, ha dato la sensazione di trovarci in una zona di frontiera o, ancora peggio, nella fascia di terra di nessuno fra due cortine. Non parliamo del Passo della Moistrocca o del Valico di Cotedarsizza, ma di Ponte a Signa, frazione funestata da una tentata rampa.

Presentandoci agli esercenti locali come gruppo culturale per chiedere di appendere alle vetrine qualche locandina di un nostro possimo evento, è stato impossibile non intercettare il loro disagio e la voglia di condivederlo con noi. Dallo sfogo, sono emerse chiare le difficoltà che stanno affrontando insieme ai residenti nella medesima frazione, ma va detto che non è trapelata nemmeno una stilla di rabbia.

Il disagio nasce principalmente dalla sensazione generale di abbandono, tipica delle terre di nessuno e, nel caso specifico, contingentemente acuito dal tentativo mal riuscito di costruire una nuova via d'accesso al Ponte di Signa, con relativo scempio paesaggistico da ex-cantiere di opera incompiuta.

L'idea iniziale, tutt'altro che peregrina, era di incanalare su un percorso alternativo il flusso di traffico diretto verso Signa, immettendolo sul Ponte fra la campata che attraversa la via Di Sotto e quella che travalica l'Arno, laddove i due impalcati sono separati da un terrapieno.

Purtorppo, dall'inaugurazione del cantiere avvenuta in pompa magna con tanto di book fotografico e fascia tircolore, sono passati due anni durante i quali è successo troppo e troppo poco.

Partiamo dal troppo. L'impianto del cantiere ha comportato la soppressione di un parcheggio da una cinquantina di posti, non certo cosa da poco in una zona demograficamente satura, e di una corsia di deflusso del traffico diretto verso ovest che consentiva di aggirare la coda in ingresso a via Del Leccio. Riguardo a quest'ultima corsia, realizzata in tempi abbastanza recenti, è onesto sottolineare che si è trattato di un raro esempio di opera pubblica a costo zero (o quasi), ma estramamente funzionale (onore al merito di chi l'ha pensata); se non fosse che ci trovassimo a scrivere sul blog di un gruppo culturale, sarebbe il caso di dire che è stato "come fare un fiore e cacacci sopra". Ma bando alle ciance e alle digressioni, veniamo al troppo poco.

Dell'opera prevista è stato realizzato poco più che qualche pilastro, ma quanto basta a rendere l'intera area inutilizzabile, procurando enormi disagi agli abitanti e alle attività economiche della frazione pontigiana. Una piccola imprenditrice ci ha raccontato che, dopo venticinque anni di attività e nove mesi di chiusure e limitazioni dovute alla nota epidemia, si era rimessa in gioco ripensando una formula commerciale per la propria attività con un investimento concettuale, ancor prima che economico, e dunque umanamente ancora più importante. L'impegno ha dato i suoi frutti ma la clientela, che adesso le arriva anche da fuori i confini comunali, trova non pochi ostacoli nella viabilità al collasso e nella difficoltà di parcheggio; mentre di raggiungere Ponte a Signa con i mezzi pubblici non è al momento nemmeno da prendere in cosiderazione. Qualcuno potrebbe pensare di parcheggiare un po' più distante e arrivarci a piedi, ma anche in questo caso vanno fatti i conti con l'inevitabile situazione di promisscuità che si è venuta a creare fra aree di sosta arrangiata e percorsi perdonali, con i pedoni che si trovano costretti a camminare sulle corsie di transito con grave compromissione della sicurezza stradale e dell'inculimità personale.

Nel frattempo, per imperizia o sfiga, non spetta certo a noi sentenziare, durante l'esecuzione dei lavori, sono state provocate due fughe di gas dal metanotto con conseguente interdizione dell'area ed evacuazione dei residenti. Premesso che chi non fa non falla, gli improvvisati sfollati sono stati accolti e rifocillati con acqua, caffé e quel che la genoristà del momento metteva a disposizione, dalla gente e dai commercianti del posto, mentre ci riferiscono che nessun intervento è stato organizzato dalle istituzioni o enti vicini alle istituzioni per alleviare il sacrificio e il disappunto degli evacuati. Di risarcimenti, ovviamente, nemmeno a parlarne!

Al di là dei due episodi eclatanti di danneggiamento del gasdotto, la lontananza dell'Amministrazione ha pesato sull'animo della popolazione locale in maniera diffusa per tutto il periodo, dalla cantierizzazione fino ad oggi. Sono ancora i negozianti a dirci di essere sempre stati consapevoli che la realizzazione dell'opera gli avrebbe richiesto dei sacrifici, ma un conto è farli nell'ottica di un tempo limitato e con la prospettiva di ottenere dei benefici duraturi, altro è sentirsi completamente abbandonati. Infatti, pare che dopo il taglio del nastro, a Ponte a Signa nessuno del Comune si sia più fatto vedere, e non diciamo per proporre una qualche soluzione o un equo ristoro per i disagi subiti, ma nemmeno per porgere un gesto di cortesia che poteva essere anche la semplice sospensione della sosta a pagamento fino al termine dei lavori.

E siamo arrivati a questa settimana, o giù di lì.

Stanchi di non sapere neppure se i lavori riprenderanno o meno, ed eventualmente con quali tempistiche, alcuni residenti e commercianti si sono mossi con una raccolta firme ottenendo un articolo sul giornale. Di conseguenza o per pura coincidenza, non lo sapremo mai ma non è importante, quel che conta è il risultato, hanno ottenuto anche un incontro con l'Amministrazione; incontro aperto a tutta la cittadinanza che si terrà presso il Palazzo Comunale giovedì 16 marzo alle ore 21:30.

Infine, va sottolineata la correttezza delle forze politiche di opposizione che, in tutta questa vicenda e per ben due anni, potevano approfittare della situazione solidarizzando con i cittadini disagiati ma hanno scelto di non farlo (e di non farsi manco vedere). Questo sì che vuol dire essere sportivi!


 

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