DE-PROFESSIONALIZZAZIONE nel mondo del lavoro: cause ed effetti.


   Oltre al tema principale, quello dell'usura in giacca e cravatta, il romanzo solleva anche altre questioni o, come preferisce dire l'autore, “Ho scritto questo libro con l'intenzione di buttare per l'aria un po' di sassi con l'auspicio che qualcuno prima o poi li raccolga” (“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto” - Italo Calvino). Fra i tanti temi tirati in ballo c'è quello della de-professionalizzazione dei lavoratori, problema giunto ormai a livelli preoccupanti.

   La crescita degli infortuni sul lavoro, spesso addirittura con conseguenze irreparabili, è sotto gli occhi di chiunque sfogli un giornale, anche solo sommariamente al tavolino di un bar mentre fa colazione, o scorra i titoli sul primo sito di niusonlain' che gli capiti a tiro. Sicuramente la causa principale all'origine della questione è la solita Legge del Massimo-profitto, vera regina della nostra epoca. D'altronde la formazione professionale, così come il costo di dipendenti preparati e qualificati, è considerato dall'imprenditoria due-punto-zero un ramo tagliabile dall'albero delle uscite. E allora perché non approfittarne, tanto più dal momento che il legislatore mette a disposizione strumenti burocratici che, se ben compilati e opportunamente marcabollati, forniscono uno scudo legale al datore di lavoro che, al tempo stesso, riceve dal “Sistema”, almeno per quello che riguarda certi settori, tutta la manodopera a basso costo che desideri sfruttare, definita sbarchi dai benpensanti con la testa ben ficcata sotto la sabbia che non vogliono sentir parlare di nuova-tratta-degli-schiavi. Tutto questo a fronte di tecnologie, macchinari, automatismi, controlli elettronici, protezioni personali e processi produttivi che negli ultimi anni si sono evoluti tantissimo proprio dal punto della prevenzione degli infortuni. 

 

   A questo punto, per chiosare il ragionamento, è d'obbligo un distinguo. I settori maggiormente afflitti dalla de-professionalizzazione sono notoriamente l'agricoltura, l'edilizia, l'industria pesante e l'autotrasporto ma, mentre nei primi tre il coinvolgimento negli infortuni riguarda quasi esclusivamente gli stessi addetti (nei primi due casi una rilevante percentuale fornita dai caporali), quando si parla di autotrasporto la questione inizia a riguardare tutti quanti; o quantomeno ogni utente della strada. A tutto ciò va aggiunta la crescita dei malori improvvisi alla guida - al momento con correlabili ad alcuna causa ufficialmente nota -, problema sul quale la politica continua a essere evasiva ma che prima o poi dovrà affrontare... se non addirittura farsene carico dal punto di vista delle dirette responsabilità. 


 

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