UN VIAGGIO NEL POTERE, QUELLO CHE NON SI VEDE.


 Si percepisce già dalle prime pagine il retrogusto amaro di qualcosa che si sta perdendo, di una società che sta degenerandosi, e in cui l'uomo rinuncia alla centralità dei propri diritti per divenire mera funzione di poteri a lui estranei, eppure contigui e incistati, nel territorio come nella mentalità.

   Una storia verosimile, che si prefigge di trovare una trama per quell'intreccio fra politica e affari intrinsecamente portato a travalicare il limite della legalità, in una opacità che priva di linfa e felicità ogni prospettiva, e che trova nel silenzio, nell'indifferenza e nell'omertà il proprio ingrasso.

   Un monito alla corruzione più strisciante e pervasiva - la cui esistenza è confermata da notizie come la recente scoperta di una banca "parallela" - il cui argine è dato dalla consapevolezza e dalla volontà di ogni singolo cittadino di non farsi erodere ciò che gli spetta e, per cui, spesso ha già ampiamente pagato. 

   Non può non tornare in mente "Le mani sulla città" di Francesco Rosi, la didascalia del cui film recita una frase perfettamente attagliata a questa prova letteraria: "I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.".

(S.L.)

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