CONOSCENZA, CONSAPEVOLEZZA, COSCIENZA (di Fabrizio Bencini)

 

Di fronte al terrore e a tutte le misure repressive imposte dai governanti durante la tragicommedia pandemica, le persone hanno ovviamente reagito in maniera molto diversa. Alcune hanno fatto proprie le posizioni ufficiali ed hanno obbedito alla lettera alle disposizioni impartite, nella convinzione della estrema pericolosità del Covid-19; altre, ritenendo che si trattasse di una malattia simile all’influenza, consideravano eccessivi i provvedimenti adottati, altre ancora avevano la convinzione che si trattasse di un complotto delle élites globaliste che forse avevano ingegnerizzato un virus uscito da un biolaboratorio dove si fanno esperimenti ad alto rischio. Com’è naturale, di fronte ad avvenimenti che hanno coinvolto nella stesso modo un’intera nazione, la diversità delle reazioni ha messo in luce differenti livelli di conoscenza e consapevolezza. Coloro che hanno interiorizzato le false informazioni dei media mainstream, hanno dimostrato di essere facilmente condizionabili dai sofisticati metodi di manipolazione mentale messi in atto dai padroni universali. Quindi di loro non si può dire che avessero conoscenza di ciò che stava accadendo, tantomeno consapevolezza.

Nei primi tempi della pseudo pandemia, il nome del presunto virus già conteneva elementi di allarme; infatti, l’acronimo inglese SARS-CoV-2 sta per Sindrome Respiratoria Acuta Severa da Coronavirus di tipo 2. Un virus che sembrava colpire gravemente i polmoni e il sistema respiratorio provocando la malattia Covid-19 (Corona Virus Disease del 2019) che rischiava di essere particolarmente contagiosa e potenzialmente mortale per soggetti anziani, persone con un debole sistema immunitario e con più comorbilità. Questo sembrava giustificare tutte le misure adottate, come i lockdown, il cosiddetto distanziamento sociale, la disinfezione continua delle mani, l’obbligo delle mascherine, ecc. Da parte della grande maggioranza della popolazione non c’era consapevolezza della realtà effettiva della situazione ma nemmeno conoscenza, se non quella falsa del numero dei morti quotidiani e dei nuovi contagi. Ancor oggi, se domandassimo in giro per cosa sta l’acronimo SARS-CoV-2, ben pochi saprebbero rispondere. Non solo, molte persone vaccinate e non,  che si sono ammalate con sintomi lievi e si sono curate a casa, sono convinte di aver preso il Covid. Ma non era una malattia grave dell’apparato respiratorio? Come può essere scambiata per una normale influenza? Forse perché ha sostituito nella mente della gente ogni altra malattia? E che dire dei tamponi, resi obbligatori per andare a lavorare, prendere un aereo o frequentare determinati luoghi? Quanti si sono sottoposti anche volontariamente a questa assurda violenza fisica e psichica al primo raffreddore o colpo di tosse per sapere se erano positivi o negativi? Questo nella convinzione che essere positivo significava essere un contagiato Covid, secondo quanto stabilito da quattro cialtroni in camice bianco al soldo di Big Pharma. Il quadro complessivo conferma quindi un’assenza pressoché totale di consapevolezza, qualità questa di una minoranza che aveva capito il disegno politico che stava a monte della creazione del diabolico piano dei padroni universali. 

A non avere la conoscenza di molti aspetti importanti relativi al covid e alla pandemia, era ed è tuttora la maggioranza degli italiani, che non hanno idea di come funzionino i tamponi e della loro totale inaffidabilità; lo stesso vale per l’origine del virus, riguardo alla quale non hanno una visione scientifica nemmeno i medici che pure denunciano i danni da vaccino. Perfino parte delle vittime dei gravi effetti avversi dei vaccini mRNA si meravigliano dell’accaduto, e ribadiscono che avevano fiducia in quella che consideravano la scienza, senza riuscire a cogliere il complessivo piano criminale retrostante. Se si considera l’alto livello di manipolazione mentale messa in atto a livello mondiale, non c’è da meravigliarsi che la conoscenza sia ancora così limitata. Grazie alla circolazione delle notizie e alla libera informazione, tuttavia, settori sempre più ampi di popolazione hanno compreso ciò che è accaduto e si stanno adoperando per diffondere la verità dei fatti e far crescere la consapevolezza di quanto è successo.

Da cosa dipenda un così diverso livello di comprensione del piano messo in atto dalle élites globaliste, non è facile dirlo. Indubbiamente, vari fattori hanno concorso ma elementi come il grado d’istruzione possono spiegarlo solo in parte, come anche l’esperienza politica. Quello che ciascuno di noi è oggi, rappresenta il risultato della nostra educazione, familiare e scolastica, dell’ambiente in cui si è formato e delle esperienze che ha avuto. Ma il nostro carattere deriva soprattutto dalle vite passate, nel bene e nel male, anche se questo è difficile da comprendere e accettare in una società occidentale, in cui solo una minoranza crede alla reincarnazione.

Rimane il fatto che il lavaggio scientifico del cervello operato dai padroni universali ha devastato le capacità critiche di miliardi di persone, in un periodo storico in cui decenni di riforme liberiste avevano già impoverito le popolazioni anche da un punto di vista culturale. Per fortuna, come abbiamo detto, un risveglio è iniziato e settori sempre più ampi di cittadini prendono oggi coscienza di essere oggetto di un esperimento sociale, sanitario ed eugenetico senza precedenti. La comprensione dei fatti e del perché sono accaduti è il primo gradino per il cambiamento, dopodiché si può passare alla consapevolezza. La base della consapevolezza è la consapevolezza di sé, della propria esistenza, con un proprio pensiero personale; la consapevolezza permette all’individuo di trasferire le informazioni di cui viene in possesso in processi comportamentali e di trasformare se stessa in esperienza. Ciò sia che la consapevolezza riguardi la percezione di eventi esterni che uno stato interiore.  La consapevolezza ci permette la comprensione di persone o di situazioni sulla base di informazioni ed esperienze. Noi siamo consapevoli in quanto conosciamo.

Ma il processo di trasformazione richiede ulteriori passaggi, il primo dei quali riguarda la coscienza. Con la consapevolezza sappiamo che siamo, ma non ancora chi siamo. Dobbiamo passare dall’autoconsapevolezza, intesa come esplicito riconoscimento della propria esistenza, ma non ancora sviluppata come io, all’autocoscienza. Questa rappresenta un grado più elevato di coscienza di sé ed implica un progresso dell’identità personale e tutta la complessa interiorità fatta di prodotti del pensiero, sentimenti ed emozioni. La coscienza nasce dall’esperienza, come ci ha insegnato Marx. Gli operai, soprattutto nell’800, non avevano un alto livello d’istruzione e subivano la condizione alienante del loro lavoro. In che modo potevano maturare la convinzione del loro sfruttamento, del diritto a un salario più equo e a migliori condizioni di lavoro? Solo attraverso l’esperienza, anche se un più alto livello culturale sarebbe stato di grande aiuto. Attraverso l’esperienza del loro lavoro in fabbrica, gli operai avrebbero maturato la coscienza di classe, grazie alla quale potevano combattere per i loro diritti.

L’esperienza farà crescere il livello di consapevolezza anche di coloro che sono stati vittime dei crimini della cupola mondiale neonazista, ma non sarà facile la maturazione della consapevolezza in coscienza. Questo perché, in un’epoca di forte deindustrializzazione, gli sfruttati e le vittime di oggi non sono un soggetto politico omogeneo come gli operai, che svolgono tutti la medesima funzione nello stesso luogo fisico. Oggi, i nuovi poveri sono estremamente frammentati: ci sono disoccupati, precari con contratto a termine ricattabili in ogni momento, raiders, ecc. Inoltre, negli ultimi decenni nella scuola e nell’università la qualità dell’insegnamento ha avuto un crollo totale, a causa della subalternità dei programmi didattici nei confronti delle esigenze imprenditoriali. Si cerca di limitare o eliminare lo studio della storia, è stata imposta l’alternanza scuola-lavoro che altro non è che prestazione gratuita di manodopera, quindi sfruttamento. Nelle facoltà di medicina, l’insegnamento è in funzione degli interessi di Big Pharma, con tutte le conseguenze del caso. Tutto ciò per dire che il livello della coscienza politica e quello culturale medio degli Italiani si è enormemente abbassato rispetto agli anni delle rivolte studentesche e operaie, rendendo molto più facile la manipolazione delle menti. Ultimamente, grazie purtroppo alle morti e agli eventi avversi da vaccino, la consapevolezza è aumentata tra la popolazione, ma è lontana dall’essere adeguata a quella necessaria per affrontare le sfide che ci attendono. Due innanzitutto: la maggioranza delle persone non si rende conto di come, giorno dopo giorno, ci stiamo pericolosamente avvicinando ad un coinvolgimento diretto nella guerra russo-ucraina. Molti commentatori rilevano che i Paesi della NATO dovranno, prima o poi, mandare i loro uomini a combattere a sostegno di Zelensky; senza contare che a Washington ci sono esponenti del Deep State pronti a scatenare senza troppi scrupoli una guerra nucleare. L’altra minaccia sulla cui pericolosità c’è, a mio avviso, una forte sottovalutazione è quello della digitalizzazione di tutti gli aspetti della società. Se venisse realizzata, ci ridurrebbe a schiavi, privi di tutto e controllabili in ogni momento. Senza contare la continua minaccia di nuove pandemie, della falsa green economy, del cosiddetto cambiamento climatico, dell’eugenetica e del transumanesimo.

Occorre lavorare su tutti questi fronti per distruggerli uno a uno, ma per farlo occorre un alto grado di coscienza a cui dobbiamo lavorare con metodo e pazienza.

Vorrei chiudere con una riflessione più generale, che trae spunto da quello che è successo negli ultimi tre anni ma che si può estendere ad ogni attimo della nostra vita. Tutti noi siamo stati oggetto di un attacco criminale globale estremamente subdolo, teso a minare la nostra stessa capacità di pensiero autonomo. La vita di molte persone è stata letteralmente distrutta per cui ritengo che tutti dovremmo essere in grado di costruirci una struttura tale da ridurre al minimo le conseguenze di questi attacchi e di qualsiasi avversità ci colpisca, come una malattia, un lutto, un incidente, la perdita del lavoro, un fallimento economico, un abbandono, ecc.

La maggior parte della gente subisce passivamente, spesso non si risolleva dal colpo subito o non trae il giusto insegnamento dall’accaduto. Qui possono aiutarci le filosofie e le religioni orientali. Raramente noi occidentali abbiamo pensato che la realtà, così solida all’apparenza, in verità non lo sia affatto. I buddisti ritengono che nulla esista come esistenza intrinseca, ma solo come interpretazione da parte della mente. Bisogna distinguere, essi dicono, tra il mondo delle apparenze creato dalla mente e il mondo della realtà originato dalla legge di causa ed effetto. Se pensiamo che il modo in cui le cose ci appaiono corrisponda alla realtà, creiamo la sofferenza. Gli induisti ritengono invece che Dio sia l’unica realtà e che il mondo sia un sogno. Quando dormiamo, siamo convinti che i nostri sogni siano reali, finché non ci svegliamo; allo stesso modo, un giorno capiremo che abbiamo sempre sognato, che niente esiste davvero, né la nascita né la morte, né il dolore né la gioia o qualsiasi altra cosa. Quello che ci appare reale è il prodotto di Maya, l’illusione dualistica.

La realtà come la conosciamo a volte ci appare immutabile e rappresenta in alcuni casi un problema irrisolvibile, senza alternative e vie d’uscita. Invece, se noi cambiamo il punto d’osservazione, anche la realtà cambia e ci offre altre possibilità. Se siamo disperati, non vedremo soluzioni, ma se non ci facciamo prendere dal panico e osserviamo le difficoltà con distacco, sarà più facile uscirne.

Dagli orientali dobbiamo imparare il distacco, il non attaccamento, e allontaneremo la sofferenza, che noi stessi generiamo con desideri continui e sempre nuovi che scambiamo per bisogni. Tutti vogliamo la felicità, ma la cerchiamo solo nelle cose materiali, mentre invece dovremmo coltivarla dentro di noi, attraverso la meditazione. Spesso dimentichiamo la spiritualità, che ci differenzia da tutte le altre specie e fa di noi degli esseri umani. Non è un caso se da tre anni l’élite neonazista cerca di disumanizzarci e di abbrutirci. Noi dobbiamo difenderci cambiando noi stessi, evolvendo da un punto di vista spirituale; in tal modo, saremo sempre meno preda degli attacchi della vita e del dolore. Lo strumento è la meditazione, che più di qualsiasi altro ci consentirà di migliorare progressivamente la visione del mondo e la nostra stessa vita. Poiché la meditazione produce stati di coscienza sempre più elevati, anche in situazioni di grande difficoltà, potremo coltivare un senso di pace profonda e di felicità. Senza dimenticare gli effetti della meditazione sul cervello, fondamentali per la salute, e la coltivazione di un atteggiamento non giudicante.

Se queste abitudini fossero state radicate nelle nostre società, ci saremmo difesi efficacemente dalle manipolazioni mentali dei criminali globalisti. Possiamo però prepararci per il futuro, ne avremo bisogno.

 

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