I FIGLI SONO NOSTRI!!

 

         C'è una storia, un'intervista datata 30 maggio 2023, su Byoblu.com che fa accapponare la pelle.

      Come sempre, per rispetto della vittima e dei familiari coinvolti, non mi esporrò nella sua riproposizione scritta, per non tradire aspetti fondamentali e particolari significativi di una vicenda complessa e delicata, e soprattutto per non prestare il fianco a inutili e strumentali polemiche: rimando, per questo, ad un ascolto attento del contributo intitolato "Morire a 17 anni: il caso Lisa Federico tra malasanità e ingiustizia". Voglio portare l'attenzione a questo episodio unicamente perché, di nuovo, siamo di fronte, al di là di eventuali questioni di mera sciatteria sanitaria, ad aspetti inquietanti e, ahimé, sempre meno isolati (Si veda il post "FUMMO FATTI PER SEGUIR..." SERVITUDE E RESILIENZA?"). Mi riferisco al fatto che, quando si ha la sventura di entrare in un ospedale, si hanno due disgrazie: la prima, certa, è quella, evidente, di non stare bene; la seconda, meno certa ma non improbabile, consiste nel potersi ritrovare intrappolati in una rete di rigidità protocollari, supponenza professionale e assoluta arbitrietà, che, se anche non portasse ad esiti fatali, come nella fattispecie, segna in ogni caso una sopraffazione ingiustificata e inaccettabile: inaccettabile; lo ripeto.

        Si tratta, di fatto, di una completa sudditanza, procedurale e morale, nella quale possiamo incappare tutti. Nel caso la cosa riguardi il nostro stesso corpo, possiamo cercare di scappare – non sempre è possibile, perché se subodorano che avete cervello e fegato, quelli sì, funzionati, sarà probabile che vi leghino al letto per neutralizzarvi (rimando alla sconcertante storia di Luciano Peterzoli) – ma nel caso ci siano di mezzo i vostri figli, occhio! Infatti, nel caso si abbia ad esternare qualche dubbio o perplessità sull'iter medico posto in atto, sempre più spesso si raccolgono testimonianze di medici ed infermieri che, a muso duro, ricorrono alla minaccia esplicita di togliere i figli ai genitori, procedendo subitaneamente a prendere effettivamente contatto con autorità varie: ambiscono al potere giudiziario, laddove non gli basta quello sanitario, che peraltro nemmeno possiedono, dato che la professione sanitaria è un servizio al cittadino, che non dovrebbe mai oltrepassare la volontà dello stesso. Anche nell'espressione usata ("Vi tolgo il figlio!") si coglie tutta la tracotanza di un potere autoconferito e certamente illegittimo, ma non per questo meno terribile e nazisticamente efficace. In un momento storico in cui la Sanità ha trovato il modo di epurare i migliori dottori con sospensioni e radiazioni, (...) il livello medio si è inevitabilmente e sensibilmente abbassato ai minimi storici.

       Non bisogna lasciarsi intimorire, ma semmai, andare al contrattacco, perché chi si fa scudo di un tale autoritarismo, è solo (...).

     E poi, riprendersi i figli comporta, anche e soprattutto, ben altro. Intrappolati in una irregimentazione che li indottrina, li convoglia e li plasma secondo interessi che nulla hanno a che fare col loro pieno e consapevole sviluppo, con la vera esaltazione delle loro qualità e dei loro talenti, occorre difenderli, proteggerli, formare in loro una coscienza critica; instradati da scuola e media su percorsi di asservimento, digitalizzazione estrema e depauperamento cognitivo, abbiamo il dovere di risvegliarli alla vita con l'esempio. Così, tanto per dirne una, cominciamo, prima che a non mettersi le dita nel naso, ad insegnare loro a non abbassare la testa, specie se è per leccare il culo alla gente.

         E forse, allora, riusciremo a far tornare grande questo Paese. Che è bellissimo, unico al mondo.

P.S.: se qualcuno è interessato alla versione complta, scriva alla mail liber23@gmail.com

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