BENEDETTA SIA LA SEMANTICA...


Con la parola semàntica, stando alla definizione che ne dà il vocabolario Treccani, si indivdua il "... ramo della linguistica che studia il significato degli enunciati di una lingua o di un dialetto, come rapporto tra il significante e il significato di ciascun elemento e come relazioni reciproche tra i varî significati di una determinata fase cronologica..." (si veda anche semàntica sincronica).

Dunque, la semàntica, almeno in via teorica, è la scienza che scolpisce nella pietra il significato di un termine, o di un insieme di termini, definendone con perfetta esattezza i contorni fino a porci al riparo da ogni sorta di potenziale equivoco. In teoria appunto, perché nella pratica da scienza diventa strumento e proprio attraverso il suo uso improprio, esercitato ormai senza alcun ritegno in primis proprio da chi - almeno sulla carta e per titoli professionali (si torna alla teoria pura) - sarebbe deputato a conoscere l'austero significato di ogni vocabolo, viene fornita una visione distorta, fuorviante e indottrinante della realtà. Adesso, per non deluderli, prendo per mano i burattini che mi chiedeono la fonte quando esprimo un'opinione (ahiména!) e me li porto appresso in un esempio concreto; il più recente che ho a disposizione.

Ed eccoci allora davanti all'edicola, durante la passeggiata di questa mattina che per l'occasione faremo virtualmente insieme, a leggere lo strillo esposto a bella posta dei passanti. Ebbene, che percezione ricevete da qual pezzo di carta inchiostrato? Di primo acchito scommetto che, molti di voi, assorbiranno come verità assoluta il fatto che esista effettivamente un'emergenza casa e che, la penuria di alloggi, ne sia la causa. D'altra parte, come potrebbe essere equivocata una frase così schietta e scandita a caratteri cubitali da un'organo d'informazione? Detto-fatto, avete già commesso il primo errore che induce automaticamente nel secondo: il primo è recepire una notizia come fosse oro colato invece di setacciarla col vaglio del dubbio; il secondo, di conseguenza, è scambiare l'instradamento del pensiero per informazione. Ora, prima di dirmi che sono un complotttista, vi invito a ripercorrere mentalmente gli ultimi tre anni e mezzo e contate quante volte avete inciampato nella stessa coppiola di errori. Fatto? Bene, andiamo avanti!... anzi no, torniamo indietro; torniamo davanti all'edicola a leggere lo strillo e, questa volta senza cadere in errori, chiediamoci se dice il vero: esiste davvero un'emergenza casa? NO, non esiste: basta osservare gli annunci delle agenzie immobiliari per notare come se ne aggiungano sempre di nuovi a quelli stantii, vecchi ormai anche di anni, che ri-propongono gli stessi alloggi a doppio prezzo, quello barrato e quello ribassato. Dunque, semànticamente parlando, si può davvero affermare che esista un'emergenza relativa a un bene, quando la sua offerta esubera di gran lunga la capacità di assorbimento da parte del mercato? È chiaro che no: non esiste carenza fisica di alloggi; esiste piuttosto un'emergenza povertà, poiché migliaia di famiglie versano in una condizione tale da non potersi permettere il "lusso" della disponibilità di una casa.

E allora, per rispetto della semàntica che non meritata di essere ignobilmente tirata per le cocche della giacchetta, perché non chiamare le cose coi loro veri nomi? Perché se esiste come esiste un'emergenza povertà, dobbiamo chiamarla emergenza casa?

In realtà io credo che in Italia, e non solo, esista un'unica vera emergenza, sorgente di tutte le altre e che ha, come semàntica comanda, un nome inequivocabile: si chiama Malapolitica!... quella malapolitica che da una parte lascia esplodere i tassi d'interesse e il caro-vita (si veda l'assoggettamento alla Borsa fittizia di Amsterdam per gonfiare i prezzi dell'energia) senza proteggere il potere d'acquisto dei cittadini, dall'altra per anni e anni non s'è accorta della devastazione del territorio a beneficio di vergognose speculazioni edilizie (sintetizzo volutamente quest'ultimo passaggio, ma rimando alla lettura de "L'Iris che fa i miracoli", romanzo di fantasia pubblicato a capitoli anche su questo blog).

Propongo quindi di smetterla di combattere contro ogni emergenza che ci viene propinata ("Serve uno stato d'emergenza permanente", cit.), che sia la ridenominazione dell'influenza stagionale o il cambiamento climatico da fronteggiare ieri con lo spegnimento del condizionatore e oggi con l'acquiesto di buffi elettrodomestici a quattro ruote; che sia l'infognarsi in una guerra della quale tutti se ne sono ampiamente sbatturi i cosiddetti zibidei per otto anni (e circa 14.000 morti per lo più civili, senza contare il crimine umanitario delle torture) o la cementificazione selvaggia spacciata per necessità abitativa. No!: propongo di smetterla di disperdere energie combattendo ogni singola emergenza, tanto il "Sistema" sarà bravissimo a paventarcene davanti sempre di nuove; dovremmo invece convergere tutte le nostre forze sul rimuovere la causa di tutte le emergenze, concentrata in una classe dirigente che, nella migliore delle ipotesi, è semplicemente incapace. Possiamo farlo riconquistando la capacità di ragionare razionalmente, ciascuno con la propria testa, e possiamo riconquistare la capacità di ragionare partendo dal ridare alle parole il loro vero significato; ecco allora che entra in gioco la semàntica, assumendo un ruolo determinate. Avete mai pensato a come sarebbero stati diversi gli ultimi anni se non avessero chiamato vaccino un siero che non immunizza, e che dunque non è un vaccino? Se non lo avete ancora fatto, fatelo adesso!

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