Sul treno per Foggia - Racconto d'estate -


 23 luglio 2023

  

    Qualche giorno fa mi trovavo su un treno che da Roma mi avrebbe portato a Foggia. La bella Puglia, dalla chioma argentea dei suoi ulivi secolari, immolati sull'altare dell'industria fitofarmaceutica, con la stessa fredda spietatezza, la stessa mortifera logica di quei protocolli che anche il genere umano si è visto spietatamente imporre dalle medesime élites, pervicacemente impegnate nella dissacrazione di qualsiasi forma di vita, di qualsiasi sovranità, qualsiasi volontà. E quegli alberi, come ogni essere che abbia nella resistenza la propria irrinunciabile forza, non potendo piegarsi, sono stati abbattuti. Penso alle nostre anime resistenti, a ciò che ho scritto qualche mese fa:

Come alberi / fermi negli intenti, / alle percosse degli elementi: / come alberi / protési al cielo, / tensione d'abbracci / e covo di vita. / Come alberi / resistiamo: / la nostra caduta / dev'essere schianto.

    Ero in prima classe, ma per puro caso; infatti il viaggio mi è stato gentilmente offerto, ma, se fosse dipeso da me, avrei preferito rinunciare a un po' di comodità pur di cedere qualcosa in meno a Trenitalia. Da un po' di tempo, è la diffidenza e una sottile forma di boicottaggio a caratterizzare i miei rapporti con le plutocrazie che ci governano e ci "offrono" servizi; accadimenti come il disastro ferroviario di Viareggio, o il crollo del Ponte Morandi di Genova, si tratti di treni, autostrade o altro, si tratti di incidenti o di pandemie, tutto è servito a smascherare platealmente come i vertici, i "responsabili" siano mossi dall'amoralità e abbiano ragione di sentirsi impuniti, con una magistratura pronta a servire loro anziché la giustizia. Sulle strade, negli ospedali, nelle scuole, negli enti assicurativi, nell'industria alimentare o in quella farmaceutica: ovunque, si prepara la nostra schiavitù, in un tecno-feudalesimo pervasivo e disumanizzante, ormai manifesto dal 2020. Ma tant'è, in fondo questa lunga tratta è stata l'occasione per guardarmi intorno e studiare la situazione che, in effetti, mi ha offerto spunti di riflessione interessanti.

    La parte più cospicua dei passeggeri, per numero ma soprattutto per rumorosità, era formata da ragazzi che l'accento indicava provenire dal nord. Un gruppo omogeneo, ma direi, piuttosto, omologato: maglietta, pantaloni corti, scarpe da ginnastica e berretto; decorazioni e appendici erano date, rispettivamente, da vistosi tatuaggi e dall'immancabile smart-phone (con cuffiette d'ordinanza), che rende persino inutile l'uso dell'orologio. La musica era quella frammentaria, ripetitiva, un po' ossessionante che va per la maggiore: manca di una seppur minima struttura melodica e di quei fraseggi che la possano far assimilare ad un linguaggio logicamente concatenato, fraseologicamente ricco; mi pare si trovi su "Come don Chisciotte" un articolo che analizza la progressiva disgregazione del costrutto musicale, ascrivendola ad una subdola forma di penetrazione psicologica volta ad un impoverimento cognitivo. Può avere un senso, se si pensa all'operazione Bluemoon o a MK-Ultra, che ha portato l'LSD ovunque, da Woodstock in poi, e se si pensa a quanti rave tutt'oggi vengano lasciati indisturbati, a come il Sistema tenti di irretire e svilire la gioventù in tanti modi diversi, persino col Piano Scuola 4.0.

    Il linguaggio della combriccola rispecchiava, del resto, questa spoliazione di stile e profondità; ma la tematica, il calcio, faceva perdonare la trivialità del gesticolare concitato, dell'allusione licenziosa.

    Ho confidato nel fatto che la differenza d'età mi rendesse sufficientemente "trasparente" da poter osservare senza essere scrutata. La scena, in effetti, era sociologicamente interessante: da una parte questa comitiva rumorosa, un po' cafona e sbracata; dall'altra, un signore di bell'aspetto, in completo estivo blu, artatamente "stropicciato", cartella in cuoio, giornali di finanza, una rivista, un libro, un taccuino. Il tipico figlio di buona famiglia, che ha continuato con una buona carriera, un buon matrimonio e una notevole liquidità per una vecchiaia serena e divertita, che sembrava ancora lontana: gli affari parevano dettare l'agenda, e gli appunti li prendeva con una stilografica. Se non si vuol passare da snob megalomani, la stilografica è concessa solo all'upper class, che soffre tanto di snobismo quanto di megalomania, ma le viene perdonato come il diritto al ballo liscio per il cittadino di umili ascendenze. Lui, con un libro di Proust in mano, che non so cosa ne potesse trarre mancando l'opportuna quiete; i giovani, incontenibili, che son balzati dal calcio alle ragazze: una volta passata Benevento, all'approssimarsi della mèta e già calandosi nel clima vacanziero, pianificavano come trovarsi compagnia, e mi ha fatto simpatia ascoltare le loro strategie di conquista di giovani maschi, entusiasti esploratori ormonalmente vivaci. Quei due mondi opposti, loro da una parte e lui dall'altra, erano inconciliabili, era come se, per dinamiche sociali che ovviamente li travalicano, avessero scelto di non comunicare, di barricarsi nelle loro sicurezze, nei loro riti, nei loro linguaggi, verbali e non. Ognuno sdegnosamente lontano dall'altro: accomunati perciò, a ben vedere, da un biglietto allo stesso prezzo per la stessa tratta e dall'esclusivismo di un'appartenenza. Ciascuno a sé, ciascuno nel proprio clan.

    Soppeso ora come questa scena, quest'accozzaglia di due differenti estrazioni, due diversità esteticamente così marcate, non sia altro che un'allegoria: quei ragazzi, penso, incarnano il prodotto di ciò che l'altro rappresenta. Se essi sono il frutto di una società massificata e che fa fatica a scendere al profondo delle cose, è perché il modello economico che quel signore sembrava padroneggiare molto bene lo impone. Il turbo-capitalismo esige che l'uomo sia preparato dall'infanzia a svolgere il suo ruolo di pedina, non di attore consapevole e creativo: il modello economico lo plasma come elemento funzionale ad un Sistema che non prevede sovranità né popolare né nazionale, ma la prostrazione a politiche globalizzanti suicide, spesso estranee alla nostra stessa storia, alla nostra identità. Non c'è settore o scelta che non sia pervasa da questo condizionamento: i consumi, i gusti, le professioni, la scuola, persino la ricerca, che viene oscurata, piegata, marginalizzando gli elementi scomodi, troppo bravi o onesti. Ricordo quando Joseph Tritto ha parlato della recente sparizione di circa 120 ricercatori molecolari... Perfino l'orientamento sessuale viene sviato, mentre, contestualmente, si cerca di normalizzare la pedofilia.

    Allora, ecco che l'impressione che un sempliciotto, di fronte a questo quadretto, potrebbe elaborare in un primo momento si ribalta; quel signore col Financial Times e, peggio ancora, l'inserto di un giornale, La Repubblica, vergognosamente allineato e propagandista, viene a collocarsi, in questa struttura sociale, come un elemento portante, a sostegno di un architettura profondamente sperequativa, iniqua socialmente e finanche moralmente. Troppo incardinato e troppo agé per rendersene conto.

    Quei ragazzi, benché influenzati e omologati, esprimono una vitalità, forse pecoreccia, ma sostanzialmente genuina e popolare: l'entusiasmo che il calcio suscita oggi in loro è lo stesso che quarant'anni fa si vedeva nei "Circolini", quei bar dove coloriti gruppetti si schernivano tra improperi e bestemmie, con le carte da gioco in mano, mentre volute di fumo salivano dense a gravare l'aria e il bicchiere era rigorosamente di rosso. E poi, vivaddio, sono ancora portatori sani di un'attrazione per il sesso opposto. Che di questi tempi non è roba scontata. Certo, se da un'educazione sessuale, tanto morbosamente ideologica nelle scuole quanto meccanicamente pornografica su internet, si decidesse di passare ad un'educazione sentimentale, allora potremmo sperare di formare persone generalmente più elevate. Ma questo è esattamente ciò che non possiamo aspettarci dal Sistema che rema in senso ostinatamente opposto; sta semmai a noi, che siamo baluardi di una resistenza consapevole, preparare il terreno ad un futuro da riscrivere, pronti a scalzare quello che ora ci schiavizza e ci umilia profondamente.

    Allora, penso proprio alla Puglia, all'esempio di riscatto e intelligenza che ancora ci offrono i suoi trulli. Ai contadini del 'Quattrocento fu dato il permesso di costruirsi dei rifugi, purché "smontabili", così da essere prontamente occultati all'ispezione del viceré spagnolo, che altrimenti li avrebbe fatti tassare, impinguando le casse del Regno di Napoli. Ecco, la situazione che si sta profilando è così che richiederà di essere affrontata: con prontezza, furbizia, e l'orgoglio di chi lecitamente ostacolerà un ingranaggio infido e disumanizzato.

E poi, detto tra noi, ma solo tra noi (ché non arrivi alla Segre), se il calcio fosse espressione trasparente e disinteressata di una vera passione e di una identità locale, troverebbe certo anche me tra i suoi assertori. Ma non posso dirlo a voce troppo alta: l'allenatore francese del Paris Saint-Germain Christophe Galtier è finito in galera col figlio, il 30 giugno 2023, per aver espresso opinioni del genere.

Sara Lunghini




Commenti

Post popolari in questo blog

LO SCRIVIAMO INSIEME?

"FA' PARLARE DI TE" - Concorso letterario senza classifica -

TENTATA RAMPA A PONTE A SIGNA!!!