RICETTA PER SCRIVERE
From: Rosy Franceschina
To: Roberto Giorgetti
Pensavo alle
ricette e in particolare alla ricetta per i miei racconti.
Mah, è
difficile schematizzare.
Dosi per un
racconto: naturalmente si moltiplicano a seconda di quanti racconti si vuol
narrare o si diluisce/monta se si vuol fare un ro[1]manzo.
Si può spalmare
la nostra idea, come marmellata sul pane o allungandola come si fa per il
brodo, il pericolo è quello di rendere insipido il piatto e noioso. Ci vogliono
episodi che attirano l'attenzione del lettore, colpi di scena, momenti di
tensione, altri personaggi che interagiscano in maniera efficace per uno
sviluppo ed una lievitazione giusta per il lettore, e anche per noi.
Ingredienti:
il/i personaggio/i, la trama, i 5 sensi, la fantasia, lo scopo, la premessa
drammaturgica, il tempo e la concentrazione.
Procedimento:
Questo certo che cambia da racconto a racconto. Si può lasciare che la figura
di un personaggio entri e ti racconti la sua storia che si intreccerà con altri
personaggi, luoghi, tempi atmosferici o periodi storici. Si può incontrare però
anche una storia che entra nell’esistenza tramite un sogno, un evento, un caso
fortuito e allora bisogna trovare i personaggi giusti, affinché la storia prenda
vita.
I dialoghi!:
pare cosa da nulla fare parlare la gente!!! Ogni discorso dovrebbe portare
avanti la storia.
Ricordiamoci
poi, cosa non facile, che dobbiamo mostrare e non dire. Una cosa che facevo
alcuni anni fa era spiega[1]re,
dare i dettagli, ma è molto importante invece lasciare che l'immaginazione del
lettore riempia gli spazi narrativi; riserviamo un posto anche a lui nel nostro
racconto.
Beh, per ora
basta così.
Ci risentiamo ho da fare.
Ros From: Roberto Giorgetti
To: Rosy Franceschina
In effetti
scrivere un racconto è un po' come cucinare. Per entrambe le cose servono degli
ingredienti indispensabili e possono esserne aggiunti di facoltativi, a seconda
del gusto e della fantasia dell'autore o del cuoco. La differenza semmai sta
nella scientificità del metodo, quella che tu definisci giustamente difficoltà
(o facilità) di schematizzare.
Gli ingredienti
per la preparazione di una pietanza sono individuabili in maniera
inequivocabile: tot grammi di questo; tot cucchiaiate di quest'altro. E anche
il procedimento: trita; mescola ecc.... Lo stesso per i tempi: dopo tot minuti
aggiungi questo; lascialo cuocere per tot tempo. In un racconto è tutto più
aleatorio e inconscio, ma se togli uno degli ingredienti fondamentali, o lo
metti nel momento sbagliato, ci vuole poco a rovinare la narrazione. Per non
parlare della miscelazione degli ingredienti che, se non è ben fatta, le varie
vicende risulteranno al lettore sconnesse fra loro.
A me è capitato di avere ospiti
all'ultimo momento e di dover allungare qualcosa affinché bastasse per tutti.
Si può fare anche con un racconto ma, come col brodo o col sugo, bisogna stare
attenti a non rendere scipito il tutto. Insomma, allungare si può ma
aggiungendo sapore, mai diluendolo. Detto questo, non lasciamoci ingannare:
fermi restando certi capisaldi, ogni autore, come ogni cuoco, se vuol distinguersi
deve sempre metterci la sua inventiva, a costo anche di infrangere qualche
regola scolpita nella pietra.
From: Rosy Franceschina
To: Roberto Giorgetti
Bravo! Ognuno
ci vuol mettere del suo, in pochi ci riescono.
Rendere originali i propri
racconti non è facile, ma se usi la ricetta giusta... Io credo di non avere mai
avuto il problema del foglio bianco, nel senso che sono stata dotata da
Madre Natura di una fervida fantasia e fin da piccola ho sempre avuto qualche
storia da raccontare, ma quando scrivo e le mie mani vanno per conto
proprio seguendo le immagini che si affollano nella mente, verità fantasiose o
fantasie reali, odori e sapori, colori e vento in bianco e nero, lacrime e risa
si mescolano e una domanda si pone: Che cosa voglio dire? A chi voglio
raccontare questa storia? Sarà giusto il linguaggio che uso? Poi mi metto il
pigiama e mi chiudo in casa. La notte mi piace tanto per mescolare gli
ingredienti. Ros
From: Roberto Giorgetti
To: Rosy Franceschina
Ognuno ci mette
del suo e ognuno ha un punto di partenza diverso.
Nel mio caso la
fantasia arriva un po' dopo, più o meno nel momento in cui si aggiunge la carne
macinata nella ricetta del ragù. Di solito nella fase precedente, quella del
soffritto, io non uso l'immaginazione, ma attingo da quello che riesco a
trovare guardandomi intorno. Il mio soffritto ricorda una mia vecchia zia che
andava per campi a cercare gli erbi, come li chiama lei. Ne è una
profonda conoscitrice autodidatta e, in base a quello che trovava, improvvisava
la sua cucina.
Più parlo con
te e più mi rendo conto che cucina e scrittura viaggiano su binari paralleli. A
me piace mangiare così piccante da far impallidire un calabrese, ma quando
cucino penso a chi avrò con me a tavola e mi limito col peperoncino, oppure lo
evito del tutto. Lo stesso vale per il linguaggio: lo cuci addosso (o cerchi di
farlo) di colui (o coloro) a cui ti rivolgi perché, quando si scrive, ci si
rivolge sempre a qualcuno... e non dare retta a chi dice "Io scrivo per
me": mente sapendo di mentire. In quel momento non fa altro che porsi in
modalità di auto-protezione e posso capirlo, dal momento che non è possibile
scrivere senza mettersi a nudo; la scrittura è una forma di comunicazione e
comunicarsi addosso ha poco senso.
Tu, metti il pigiama e ti chiudi
in casa per mescolare gli ingredienti. Come siamo diversi! Io invece, per
metterli in fila come si deve, ho bisogno di vestirmi male, infilare un paio di
scarponi o meglio di sandali se il tempo lo permette, e camminare per i campi o
sugli argini.
From: Rosy Franceschina
To: Roberto Giorgetti
Ma allora sei
uguale a quella zia!!!... vai a cercare gli erbi!
A parte quella
volta che scrissi Origami con Fabio, le mie storie sono rintocchi di martello.
Sento un'eco che mi impone di scrivere e raccontare.
Come mi piace
cucinare e avere ospiti, adoro scrivere e leggere per gli altri.
L'annusi mai la carta? Io sì, ci
sento dentro la storia. Chissà se queste pagine invece sanno di soffritto?! Le
mie di polenta. Ros
From: Roberto Giorgetti
To: Rosy Franceschina
Oh!, ho dimenticato di specificare: gli erbi li mangio e non li fumo! Quello che scrivo è frutto di disfunzioni cerebrali naturali che non richiedono aiuti esterni.
La carta è la carta, hai ragione. Fai come ti pare, ma leggere un libro sul tablet non è la stessa cosa. E ti dirò di più: io prendo molti libri in prestito dalla biblioteca e mi piace soffermarmi a pensare a quanti lettori avranno letto quelle pagine; quanti avranno riflettuto sulle stesse parole, a quante conclusioni diverse saranno arrivati e quanto diverse saranno le emozioni suscitate.
Sai che ti dico? I libri sono come la ruota dei mulini: devono girare!
Commenti
Posta un commento