LA CONTRADDIZIONE DEL DOPPIO VOTO


Votare sia per le Amministrative che per le Europee è una contraddizione e vi spiego le mie ragioni.

Quante volte, tutti noi, abbiamo ascoltato i politici giustificarsi per qualche loro nefandezza con la frase "Ce lo chiede l'Europa"?

Da tale giustificazione si evincono due cose: a) l'UE impone al ceto politico nazionale decisioni sconvenienti per i cittadini; b) i politici nazionali non sono liberi di agire nell'interesse esclusivo della cittadinanza, che invece dovrebbero rappresentare e tutelare.

Dunque, che senso ha eleggere un'amministrazione locale, deputata a conoscere i bisogni e i problemi specifici del territorio, sapendo che poi potrà solo eseguire ordini ricevuti da un'entità superiore e nel contempo, col proprio voto, legittimare l'autorità di quest'ultima che del territorio non sa nulla? Chiediamocelo: che senso ha?

Ecco quindi perché parlo di contraddizione: o riconosci l'autorità dell'UE e quindi diventa inutile il tuo voto per eleggere un'amministrazione locale che non potrà essere nient'altro che un esecutore materiale, oppure credi nell'utilità dell'Amministrazione locale e col tuo non-voto alle Europee la tuteli dall'invadenza dell'entità superiore.

Volete un esempio? La volta che feci notare alla "mia" Amministrazione il bisogno di incrementare il trasporto pubblico locale a beneficio dei pendolari, un ex-vicesindaco mi rispose (testualmente) "Non abbiamo i soldi nemmeno per i nostri scuolabus", mentre ci sono i soldi (si vocifera di 71 milioni in partenza, ma si sa come vanno queste cose) per devastare un parco urbano e costruire un giga-ponte destinato a portare più traffico dentro il paese. Forse perché glielo chiede l'Europa? A proposito: preso atto che noi italiani paghiamo tasse quante nessun altro popolo al mondo, d'ora in avanti, ogni volta che sentiremo dire a un politico "Non ci sono i soldi", prendiamo il vizio di rispondere "Noi ve li abbiamo affidati e anche tanti, se non ci sono diteci dove li avete messi!"  


Ma c'è un altro dettaglio che temo sfugga a molti: sabato 8 e domenica 9 sarete chiamati a eleggere il Parlamento europeo, che ha un mero compito consultivo ("Il Consiglio non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento”) mentre il vero potere è affidato alla Commissione, che “è l'organo esecutivo politicamente indipendente dell'Unione europea. Propone nuove leggi europee (...) ed è responsabile della gestione del blocco”. Peccato che la Commissione Europea non venga eletta dal popolo ma sia di nomina politica... e qui sovviene Mark Twain: “Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare”. In verità molti ritengono che la citazione non sia attribuibile a Twain, ma fa qualche differenza chi l'abbia pronunciata? Il concetto resta... eccome se resta!

In virtù di ciò, ovvero del fatto che al Parlamento europeo si “sistemino” quelli che si dicono di sinistra o di destra, per noi non farà alcuna differenza; l'elezione europea di sabato e domenica non sarà altro che un referendum, pro o contro a quella che io definisco la “Galera degli stati sovrani”. 

di Roberto Giorgetti 

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