Te POS-sino...

 

Immagine tratta dalla rete

Questa mattina mi sono imbattuto in una lettera aperta inviata alla sindaco e all'assessore alla Cultura del Comune di Firenze. Evito di esprimermi sulla specifica vicenda poiché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, e non ne ho voglia; per chi volesse questo è il collegamento all'articolo che la contiene: https://www.imolaoggi.it/2024/10/11/lettera-aperta-al-sindaco-di-firenze/. Ne ho però preso spunto per una piccola ricerca dalla quale ricavare, in termini di ricchezza sottratta all'economia reale, l'ordine di grandezza del signoraggio al potere bancario.

Ebbene, questi sono i numeri: nel corso del 2023, in Italia, il volume dei pagamenti al dettaglio effettuati con para-moneta elettronica ammonta a 444 miliardi, pari a circa il 60% del valore complessivo delle transazioni, sempre al dettaglio; (per gli innamorati delle fonti, il dato fornito dall'Osservatorio Innovative Payments della School of Menagement del Politecnico di Milano, è stato reso pubblico dall'ANSA con un articolo del 13 marzo 2024).

Di nuovo per evitare di sparare sulla Croce Rossa, evito di dire la mia sull'assurdità del concetto di pagare per spendere (quint'essenza dell'idiozia) limitandomi a recepire dati inconfutabili. Secondo Forbes, la commissione sui pagamenti in forma virtuale varia all'interno di un range compreso fra l'1.5 e il 3%. Volendo volare bassi, considerando quindi una media del 2%, si evince che ogni giorno, solo per evitare la fatica fisica di sollevare e contare del vile vero-denaro, l'unico oltre tutto ad avere corso legale, qualcosa come 25 milioni di euro spariscono dall'economia reale finendo nei dorati forzieri del ceto bancario; la stessa cifra, se rapportata su scala annuale, equivale alla vaporizzazione di 9 miliardi di euro. A mero titolo d'esempio, un esercente che fatturi 3 milioni l'anno e ipotizzato che la metà dei suoi incassi avvenga in para-moneta al costo di una commissione media dell'1,25%, vedrà volatilizzarsi nel nulla 18.750 euro o, se preferite, l'opportunità di lavoro per un commesso.

Se fosse finita qui, già la beffa graverebbe in maniera pesante sull'economia non certo florida del nostro paese. Ma come si dice, agli zoppi grucciate e allora al danno, col bene placido di una classe politica molliccia, non potrebbe non aggiungersi la beffa. Il potere bancario, da bravo para-benefattore, si offre di rimettere il denaro in circolazione nell'economia reale, ma solo temporaneamente, bada bene, poiché lo rivuole sotto forma di rate maggiorate da una bella dose di interessi e spese d'istruttoria.

Insomma a volerla fare breve, in cambio di nulla, regaliamo ogni anno 9 miliardi dei nostri sudati quattrini a qualcuno che poi, gentilmente, ce li presta per riaverne indietro molti di più (nemmeno fossero suoi!).

Nonostante tutto, voglio chiudere il discorso con una nota positiva: un amico, proprio ieri, mi ha raccontato che il Comune di Lastra a Signa accetta i pagamenti in forma digitale, ma il costo del signoraggio va a carico del singolo utente. Nel suo caso, a fronte di circa una ventina di euro di diritti di segreteria, avrebbe dovuto aggiungere un altro euro e 80 centesimi di commissione (se i conti a mente non m'ingannano, si sfiora il 10%!); chiaramente ha pagato con veri-soldi.

A scanso di equivoci, chiarisco che non ho niente contro i servizi a pagamento elargiti da strutture private, purché i costi relativi opprimano esclusivamente chi decide di usufruirne e non finiscano spalmati, indistintamente, sull'intera utenza o clientela. Sarebbe bello se anche gli altri enti e i commercianti seguissero l'esempio virtuoso del nostro Comune!

di Roberto Giorgetti

 

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