ACQUA IN BORSA: CI NASCONDONO QUALCOSA? - Terza parte -


Ci hanno detto che la Multiutility è conveniente e che proprietà e controllo rimarrebbero pubblici, ma potrebbe non essere così poiché incompatibile con le logiche di finanziarizzazione pianificate. Per saperne di più, abbiamo invitato a parlarne a Lastra a Signa tre persone che hanno sviscerato la questione fin nei minimi dettagli. Per chi preferisce la lettura all'ascolto dei contributi video disponibili sul nostro canale YouTube, di seguito forniamo la sbobinatura dell'introduzione di Sara Lunghini e il primo intervento di Fabio Bracci; a seguire, nei prossimi giorni, renderemo disponibili anche gli altri interventi.


Intervento di Marco Cardone:

introduce Sara Lunghini: "Pubblica, e quindi da questo punto di vista saremmo salvaguardati. (…). Ma insomma, è vero questo? Perché poi vogliamo capire se le cose ce le stanno raccontando giuste; se c'è un minimo margine, diciamo così va', un margine, - siamo ridotti a questo! - di verità, oppure c'è bisogno di inquadrare il discorso..."

Marco Cardone: "... Di vero ci sono i problemi, che sono alla base e che tutti riscontriamo tutti i giorni e dai quali loro, diciamo, sono partiti come base per portare una proposta. Però, se si va a vedere la proposta che ci viene portata, (…) quali sono i problemi? Sono le tariffe, per esempio dell'acqua, che sono le più alte d'Italia. Però il problema anche lì (...) è che le tariffe le struttura Arera che è un Ente nazionale; è Arera che poi dice Regione per Regione, analizzando la tipologia della Regione, quelle che sono le sue caratteristiche, quello che è effettivamente anche il livello dell'infrastruttura in Regione e tanti altri parametri, e stabilisce per quella Regione un tetto massimo; nell'altra un altro tetto massimo eccetera. Quindi, che i prezzi nella nostra Regione siano i più alti, a un certo punto risulta chiaro che non dipende solo dal sistema di gestione nostro, che può essere giusto o sbagliato, comunque vediamolo poi, ma comunque parte a monte dall'Ente che le regola (le tariffe, n.d.r.) perché poi, l'Ente, dice 'Io metto un tetto massimo' però chi vuole può anche decidere di stare più basso se riesce a ottimizzare la pianificazione; poi specifica quali sono tutte le voci che devono andare nelle bollette. Queste indicazioni vengono ripassate alle Regioni e agli Ambiti di competenza, che per l'acqua è l'AIT. È l'AIT che poi prende queste indicazioni e va effettivamente a mettere una voce di costo e un numero accanto a ogni voce indicata da Arera, ma a decidere se adottare la bolletta più alta o se si può rimanere sul risparmio, sono i Comuni perché, nel Consiglio dell'AIT, ci sono i sindaci e sono gli stessi che decidono anche gli investimenti da fare. Se si va a vedere nelle altre regioni, perché ci dicono in quelle altre regioni dove ci sono le multiutility le tariffe sono più basse, però, se si va a controllare, si scopre una cosa interessante, ovvero che in tutte le altre regioni tutte le multiutility applicano comunque e sempre il prezzo maggiore che viene indicato da Arera. Quindi, se lo si ripropone qui e ci comportiamo come le altre multiutility, si raggiungerà sempre il prezzo massimo come si sta fa facendo ora. Dunque, come ci fanno a dire che ci porterà un risparmio? Su questo principio no sicuramente; gli investimenti se non vengono fatti è perché, come si è detto, sono i sindaci che in qualche modo decidono di non farli; potrebbero decidere quali investimenti fare per rientrare nel tetto indicato da Arera. Nella bolletta poi, sempre indicato da Arera, c'è una voce (ammortamenti – n.d.r.) perché in Italia vige il principio per cui tutti i costi che sono sostenuti dai gestori devono essere coperti integralmente in tariffa, quindi un'altra cosa che ci dicono - questo non vale solo per l'acqua eh, vale per tutti i servizi – tutti i costi che dobbiamo affrontare, tutti gli investimenti che decide di fare il gestore, obbligatoriamente devono essere ripagati integralmente dalle bollette degli utenti. Quindi, quando ci vengono a dire 'Non si riescono a trovare i soldi per fare gli investimenti perché non ce li danno', mi pare una grande falsità perché se si va in banca, io faccio questo esempio per capire... cioè, loro ci dicono bisogna andare in Borsa perché in Borsa ci danno tutti i soldi che si vogliono, invece se si va in banca ci sono difficoltà e se ce li danno ci sono gli interessi alti... allora, innanzitutto se vai a chiedere i soldi a qualcuno e in Borsa e te li dà, è perché lo hai convinto che li riavrà e ne riavrà anche di più perché regalare non regala nessuno, va bene? Partiamo da questo assunto, che penso su questo si possa essere tutti d'accordo (...). Se io devo andare a comprarmi una casa o a ristrutturare la casa e non ho i soldi, prendo e vado in banca... (interviene Sara Lunghini: "Non vo a giocare in Borsa, non mi viene in mente"). Riprende Marco Cardone: “… è difficile, ma comunque la prima cosa che ci viene da fare è andare in banca; quando vai in banca la prima cosa che ti chiedono (…) è cosa devi fare; quanto ti serve; quali garanzia hai. Allora, in questo caso, la garanzia è la più solida che esista in tutti i sistemi, perché se la metà di noi non paga la bolletta per un qualsiasi motivo, quell'altra metà è obbligata a pagarla per quei mezzi che non la pagano; se tutti noi non pagassimo la bolletta, in qualche modo ci deve mettere i soldi il Comune, se non la paga il Comune ce li mette la Regione, se non ce li mette la Regione ce li mette lo Stato... cioé, questo è il sistema più garantito che c'è.” (interviene Sara Lunghini: "Questo a smentita di una delle motivazioni che sono state portate in Consiglio Comunale"). Riprende Marco Cardone: “Quindi i soldi li danno, c'è un problemino in questo momento storico: i tassi d'interesse sono alti. Però io esco dalla banca con un mutuo che so che sarà di 20, 25 o 30 anni, quello che saranno; so che la rata è quella e io, finiti questi anni, so che il bene rimane mio, la casa rimane completamente mia, è nuov o ristrutturata e funzionale e io posso guardare al futuro; se ho bisogno di aprire qualche altro investimento o fare qualche altro lavoro lo rifaccio... ci sono dei bond, c'è Cassa Depositi e Prestiti... ce ne sono tante alternative, invece quella che ci propongono loro è quella della Borsa, ovvero si va sempre da dei privati - da una parte ci sono le banche e qui c'è la Borsa - solo che per convincere queste persone, che poi sono i grandi fondi di investimento fondamentalmente, non è che si va a ragionare con... (interviene Sara Lunghini: "I soliti tre diciamo: Blackrock, Vangard e State Street")... Riprende Marco Cardone: “Questi fondi allora cosa fanno? Loro ti dicono 'Va bene, quanto ti serve?' Questo è: la capitalizzazione; fanno tutti i loro conti, giustamente, perché per entrare in Borsa comunque ci vuole una certa capitalizzazione, cioè ci vuole una solidità finanziaria, devi dimostrare che alla fine dell'anno chiudi un bilancio di una certa entità e, soprattutto, devi dimostrare che riesci a ripartire utili sempre e comunque. Una volta che dimostri tutto questo, ti danno questi soldi però, nel momento in cui te li danno, e qui è la cosa fondamentale, loro vogliono il 49% di casa tua; cioè, la banca mi dice 'Devi ridare questi soldi, alla fine la casa è tua e te la godi'; loro invece ti dicono 'Io ti do questi soldi, intanto mi lasci il 49% di casa tua, poi, a fine di ogni anno, se sei riuscito - e dovrai riuscire – a  mettere da parte dei soldarelli sul tuo conto corrente personale, il 49% tutti gli anni è mio', senza scadenze; senza scadenze! Quindi questo è come aprire un'ipoteca sul futuro e un mutuo senza fine: è questa la grossa differenza. Io preferirei, anche in un momento come questo, che ci sono dei tassi d'interesse più alti, andare a prendere un  mutuo, almeno mantengo tutta la proprietà. Però loro ti dicono, 'No-no ci rimane il 51%'; va bene il 51%, poi vediamo cos’è successo alle altre multiutility e fanno l'esempio principalmente di due - di Hera e Acea - e sì, è bene capire che avere il 51% di proprietà quando siamo in un sistema di finanziarizzazione - il sistema è quello della Borsa - e quindi le leggi cambiano perché si lascia il modello di controllo di una società al 100% pubblica dove i sindaci hanno l'obbligo di controllo e di controlli più stringenti, ci sono anche dei controlli anticorruzione più stringenti e ci sono Consigli di amministrazioni di massimo cinque componenti proprio per un principio di economicità, dove ci deve essere tra l'altro anche un equilibrio fra uomini e donne (...). Il 51% ci porta ad avere una maggioranza di proprietà, però di fatto si va sotto al regime che, come diceva Fabio prima, è quello di un altro sistema, dove di fatto il Consiglio di amministrazione - è già stato deliberato - può arrivare anche fino a 20 componenti, oggi siamo a 11 e  non c'è più bisogno di avere la parità di genere - se non sbaglio sono 3 le donne su 11 - (...). Di fatto i Comuni avranno solo una possibilità, che sarà quella di nominare il Consiglio d'amministrazione, ogni Comune in base alle quote di partecipazione che ha; quindi di fatto i Comuni possono dire 'Mettiamo nei Consigli d'amministrazione loro', però poi, per la legge, il Consiglio di amministrazione agisce in modo indipendente, basta che segua i principi legislativi nazionali, naturalmente non devono (i consiglieri – n.d.r.) infrangere le leggi né nazionali né europee unitarie e poi devono seguire quello che è, diciamo, l'indicazione dello Statuto della società. Qualsiasi cosa facciano, se rispettano questo, loro sono a posto e non gli si può dire niente; quando andranno a fare delle scelte - si vuol fare un certo tipo di impianto o di investimento piuttosto che un altro - non infrangono alcuna legge se non vanno contro a quello che è scritto nello Statuto; loro lo faranno e nessuno gli potrà contestare niente, quindi un conto è avere la proprietà e un conto è avere il controllo. Sono due cose ben distinte. Poi, se si va a vedere anche il discorso della proprietà, Hera, quando è stata quotata in Borsa, aveva una quota del socio pubblico del 64%; a oggi, i soci pubblici, hanno il 45% , quindi si parte in un modo e non si sa dove si va a finire. Ci dicono che sono società solide che producono utili, che portano utili, reinvestono utili. (…) A2A per esempio, quando si è quotata in Borsa, aveva un capitale sociale di 3 miliari e 700 milioni di euro; qui da noi si parla di circa 3 miliardi di euro, poi se ci si arriverà vedremo quanti saranno, speriamo di non arrivare a conoscere questa cifra. (...) Nel 2022, A2A ha depositato un bilancio di 3 miliardi e 200 milioni e, in quell'anno, ha versato 200 milioni di euro, quindi loro a oggi hanno un patrimonio netto di 3 miliari d'euro, il che vuol dire che in tutti questi anni la Società ha perso 700 milioni di euro di capitale. Come li ha persi? Perché nel frattempo hanno ripartito utili per 2 miliardi e 400 milioni di euro se non sbaglio, ovvero, tradotto, anche negli anni in cui non c'è un utile, bisogna trovare un modo, che sia intaccando le riserve o che sia prendendo un mutuo o in qualsiasi altro modo, per elargire dividendi a tutti i soci, perché quando si va in Borsa devi ripartire dividendi, perché lo scopo di una S.p.a., anche al di fuori della Borsa, (...) è quello di ripartire gli utili ai soci. E qui si ritorna al discorso del Consiglio di amministrazione che non deve andare contro né alle leggi né a quello che è lo Statuto; per lo Statuto siamo una S.p.a. e bisogna fare utili, per la legge siamo un S.p.a. e bisogna fare utili, si va in Borsa, si prestano i soldi perché rivogliono degli utili. Quindi, tutto entra in un quadro di finanziarizzazione, io non la guarderei più tanto dal lato della privatizzazione, perché dal punto di vista legislativo, finché c'è un 1 % pubblico, non si può dire che è privata; è sempre un'azienda statale. Qui il problema è la finanziarizzazione, ovvero quando si vanno a mettere questi beni che per noi sono primari, che non si può scegliere di andare a farci dare questo servizio o quel servizio da un altro Ente, c'è quello e basta, quindi quando si ragione in questa ottica e c'è un'ottica della tariffa massima alla quale poter aderire - e siamo sempre dentro i termini detti ora -  c'è un'ottica in cui bisogna ridare degli utili ed è logico che diventa difficile far scendere le tariffe; si può ottimizzare qualcosa riunendo tutte le società? Sì, c'è un rischio però anche lì, attenzione, il rischio sul quale solleva sempre la questione il sindacato che è quello appunto che si faccia come sempre quando si accorpano le aziende: per tagliare e ottimizzare si parte dal personale. Quindi c'è anche questo rischio. I Comuni poi ci dicono 'Ma guardate, ridividere gli utili non è un male perché ritorna sul territorio' però qui si torna a quello che diceva Fabio: si tolgono dal servizio, che già ora ci si lamenta perché non funziona, per darli ad altri sevizi o, addirittura, con la situazione della quotazione in Borsa, se ne andranno per altri lidi. I nostri sindaci in Acque, nella zona dell'Empolese, si lamentano sempre perché c'è il socio privato, Acea che è di Roma, e 'A noi non ci sta  bene che ci sia sempre un socio privato che si porta il 40% degli utili a Roma' (...). Ma perché allora bisogna dare non un 40% ma un 49% di tutto a dei fondi finanziari che addirittura li portano fuori dall'Italia? È una situazione pericolosa perché si va a indebolire il potenziale economico del nostro territorio. Se c'è una società pubblica che non ha alcun utile - addirittura alcun utile! - e quindi riesce a reinvestire tutto nel sistema e riesce addirittura ad aiutare quelle persone che sono in difficoltà, però tutti questi soldi che comunque con la tariffa paghiamo, vanno ad alimentare il servizio e tutto l'indotto che gira intorno al servizio. Quindi si vanno a rimettere soldi in tutte quelle ditte più piccole che sono sul territorio, ma anche nella stessa ditta grande, quindi arrivano soldi alle famiglie che spendono sul territorio: quello che noi si paga ritorna sul territorio; ritorna in circolo un po' come l'acqua che diceva Varis: va tutelata, non va dispersa. Bisogna mantenere il controllo per poter guidare questi flussi politicamente; questo va fatto. E allora in questo modo, anche se non ci sono utili, sicuramente il tessuto sociale, il tessuto economico e la politica stessa sicuramente ne traggono giovamento perché è una linfa. Questa è un'operazione che alla fine impoverirà non solo le aziende, ma tutto il territorio gravando su di noi perché l'unica entrata che avrà questa multiutility saranno le tariffe. Poi, se si guarda bene, non è neanche una multiutility, ma questa è semplicemente un'operazione finanziaria; queste sono delle holding finanziarie perché a oggi c'è un'unica società, come ci ha detto Fabio, dove dentro ci sono tutte le aziende che finora in Firenze Prato e Pistoia hanno gestito acqua rifiuti e energie - gas e luce - però di fatto il programma è quello di scorporare il tutto in tre società dove alla fine ce ne sarà una nella quale ci sono solo i Comuni (i soci pubblici) - ed è quella che gestirà tutti i flussi finanziari - quindi proprio la holding finanziaria; un'altra dove ci saranno i soci privati e il Consiglio di amministrazione - guarda caso sarà lì dentro non in quella dove ci sono i soci pubblici - e poi ci sarà una terza che è quella in cui  ci saranno proprio le società che ci portano il servizio quotidianamente. Quindi che succede? Innanzitutto, quando ci sono le riunioni del Consiglio dei soci, tutti i Comuni si dovranno ritrovare, dovranno delegare una persona sola, probabilmente un sindaco o comunque un delegato, per andare nell'assemblea di tutti i soci. Questo che vuol dire? Allora, in operazioni come queste, dove si vanno ad agglomerare tanti servizi e si va a costituire un player di una certa rilevanza, l'autorità (...) dell'Antitrust deve obbligatoriamente analizzare la struttura che viene proposta per capire e assicurarsi che questa struttura non vada ad assumere una posizione tale da poter condizionare tutto il mercato nazionale. Su questo va detto tranquillamente, non siamo a quel livello, quindi non ci sono problemi e il lavoro dell'antitrust sarebbe dovuto finire qui; però, nella relazione (…), si sono premurati di dire un'altra cosa al di fuori di quella che è la loro competenza e l'hanno specificato: preme sottolineare il fatto che con questa operazione, su tutti i Comuni, l'unico!, l'unico a decidere su tutti, sarà solamente Firenze; l'ha detto l'Antitrust. Prima dell'Antitrust noi avevamo sollevato la questione perché era venuto fuori un documento di Alia firmato dall'Amministratore Delegato Irace e dal Presidente, che all'epoca era Ciolini, dove c'era scritto 'Documento riservato vietata la diffusione' nel quale si spiegava tutto il percorso e tutta la struttura della multiutility, e c'era un capitoletto dove si andava a spiegare come doveva essere composto il famoso Consiglio di amministrazione e a un certo punto c'era scritto chiaramente 'Si devono prevedere formule che evitino il formarsi di maggioranze contrarie a Firenze'. Ecco. Allora l'avevano scritto loro... (interviene Sara Lunghini: "Capite, questo va sottolineato. Eh!). L'avevano già scritto loro; quando poi il documento è stato reso pubblico, che non doveva essere reso pubblico ma è diventato pubblico, Alia ha detto 'No, c'è stata una svista qui il documento ha uno sbaglio, è una svista' e l'hanno riformulato e ci hanno detto di non preoccuparci. Ecco, ora è arrivata l'Antitrust; l'ha ridetto l'Antitrust, spero che ora sia chiaro per tutti che effettivamente sarà solo Firenze. Allora uno dice, 'Va bene, c'è un Comune che decide'; purtroppo, ci sono altri documenti che sono agli atti e che ci dicono chiaramente che i Comuni non decidono già ora più niente perché, in Consiglio Comunale a Firenze, dei consiglieri hanno fatto una richiesta di accesso agli atti ad Alia chiedendo praticamente di vederci chiaro su, diciamo, delle compravendite; delle operazioni finanziarie che ha fatto Alia nell'ultimo periodo.  Alia ha risposto negando l'accesso (…) Alia ha emesso nel 2017 un bond sul mercato finanziario, mi sembra irlandese, (…) la Società praticamente a oggi è una società equiparata già a una società quotata in Borsa. Che cosa hanno detto loro in virtù di questa loro convinzione? Hanno detto che il Comune di Firenze, come socio - è il più grande socio attualmente - non è in grado di esercitare nessun tipo di controllo o di richiesta verso Alia, quindi di fatto se c'è un Comune che deciderà sugli altri è Firenze, ma di fatto anche tutti i Comuni insieme non potranno mai prendere decisioni o imporre decisioni ad Alia. Quindi, ci sono documenti ufficiali che sono agli atti in diversi organi istituzionali, dal Comune di Firenze fino agli organi di controllo più alti che ci sono in Italia, che ci dicono che anche di fronte a una proprietà pubblica al 51%, di fatto però il controllo non ci sarà; non c'è, ma questo è già chiaro perché è sancito dalla legge. Non è che hanno inventato un qualcosa di strano, un meccanismo strano: purtroppo è così. La holding dei Comuni... perché allora fanno la holding dei Comuni? Tutte le altre multiutility hanno tutte la stessa forma, c'è una società unica dove è tutto lì dentro: ci sono i soci pubblici, ci sono i soci privati, ci sono tutte le aziende che erogano servizi; tutto lì dentro. Qui invece si va a dividere perché così avrebbero un'altra possibilità - poi non è detto che la sfruttino, ma vien da pensare che se l'hanno strutturata così probabilmente la sfrutteranno - ovvero nella holding dove ci sono tutti i Comuni, nella holding finanziaria, ed è quella che gestirà tutti i flussi finanziari in entrata in uscita e anche interni alla multiutility, praticamente succede che noi avremo una bolletta unica per tutti i servizi quindi (...) non si paga più alla società che ci viene a portare il servizio, si paga alla holding; la holding incassa e probabilmente per questa attività (...) potrebbe anche corrispondere un piccolo interesse alla società che invece ci porta il servizio, però che succede di contro passo? Quando c'è da fare un investimento, sia un impianto per il trattamento dei rifiuti o che sia 100 chilometri di tubatura, bisogna chiedere un prestito. Come si è detto prima, verrà chiesto un prestito; il prestito lo danno perché comunque è coperto interamente in bolletta -  perché noi in bolletta si paga tutti gli anni la quota di ammortamento dell'investimento obbligatoriamente - e poi questi soldi vengono dati alla società che deve fare il lavoro, l'impianto o la tubatura; ecco, a questa società la holding finanziaria potrebbe anche chiedere un ulteriore interesse perché è come se le prestasse dei soldi. Questo si chiama cash pooling in gergo, nelle società finanziarie è una prassi quando ci sono queste strutture. Tutti questi interessi in più che generano semplicemente passaggio dei soldi, vengono ricaricati sulle bollette poiché si possono pagare in un modo solo: con le bollette. Cioè, ci sono tanti modi in questa struttura per creare dei costi che non sono legati al servizio diretto che viene erogato, ma sono costi che, in qualche modo artificiale, vengono creati e che comunque possono andare e vanno in bolletta perché sono comunque previsti da Arera. Già ora noi, nella bolletta, paghiamo dei costi che non sono direttamente legati al servizio; è anche per questo che sono alte. Ci sono altre possibilità, sennò sembra che noi si dica sempre e solo no, non ci vada mai bene nulla, ma poi i servizi effettivamente vanno dati e bisogna cercare di migliorare. Ci sono altri modelli possibili per gestire l'acqua; in Italia oggi ci vengono a dire o si fa le multiutility o... sennò il modello è questo; in Italia oggi le multiutility servono il 18% delle utenze, il resto è gestito a livello totalmente pubblico; i modi ci sono, ci sono società che funzionano e funzionano in modo totalmente pubblico. Addirittura sarebbe l'unico modo, perché, altra questione che portano, 'Noi siamo indietro, loro sono avanti 20 anni (dove hanno le multiutility, n.d.r.), se non si fa noi ora loro vengono piano piano ci portano via un pezzettino alla volta'. Allora, se si fa la multiutility quotata in borsa, ogni 30 anni i servizi vanno rimessi a base di gara, quindi inevitabilmente prima o poi, un pezzettino oggi, un pezzettino domani, i bandi di gara li perdi, non li puoi vincere sempre tutti. Questo a cosa serve allora? Non certo a proteggersi; questo serve per poter entrare in un sistema di finanziarizzazione dove poi la stessa Alia può andare a partecipare a bandi di gara fuori dalla Regione. Allora, loro stanno prendendo, la finezza!, loro stanno prendendo in mano il controllo dei nostri servizi e beni comunali per poter andare all'assalto di altri territori. Che poi, una volta che l'hanno fatto, anche se ne perdono un pezzettino alla volta, l'impressione è quella che non gli interessi nulla; è la possibilità di poter  accedere a un mercato più ampio per cercare più utili: è la logica della finanziarizzazione. C'è una soluzione che ce la garantisce la Costituzione; all'Art. 43 la Costituzione Italiana dice i Comuni, gli Enti, le Regioni e lo Stato, per quanto riguarda i servizi essenziali e i servizi primari, può decidere per interesse proprio di vocarne il controllo e l'esercizio a se stesso, ovvero facciano società 100% pubbliche in cui non c'è più bisogno di andare a bando di gara; non c'è più bisogno del socio privato e, quello, è l'unico modo garantito per mantenere il servizio 100% pubblico in mano nostra, evitando che vengano altri da fuori ad avanzare pretese. Tra l'altro è anche garantito dalla Costituzione Europea perché in Europa c'è questo principio della libera circolazione delle merci e dei servizi, però l'Europa ha detto che ogni Stato decida, perché i servizi essenziali è giusto che gli Stati e gli Enti nazionali possano vocare a se stessi il servizio. Quindi quello l'ha detto anche l'Europa."  

https://www.youtube.com/watch?v=X3OjS4V3Rf0


                        

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