UN ASSESSORATO COME UNA MINACCIA?

 


Vado subito al nodo: a Lastra a Signa, dalle recenti elezioni è uscito un assessorato che assomma le deleghe, tra le altre cose, alla "smart city" e all'agricoltura. Le due cose fanno a botte, e per di più con lo stesso squilibrio con cui si consente di abbinare, in un match pugilistico, un uomo con una donna; ma oggi tutto è possibile, compreso il paragone succitato, come si è visto alle Olimpiadi francesi di quest'anno. Se, parlando di "smart city" vi state facendo guidare fiduciosamente dall'aggettivo "smart" come da un pilota automatico, allora svegliatevi e lanciatevi subito fuori dall'abitacolo, perché il mezzo su cui siete (siamo!) seduti è l'ultra-liberismo che sta correndo come una scimmia contro un muro a 130 Km/ora.

Ma vediamo in cosa consiste il suicidio della "smart-city". Le informazioni che fornisco si basano su protocolli e documenti già reperibili e consultabili da tempo, così che non mi si venga a indirizzare il ridicolo "gomblottista".

Tutte le telecamere che vediamo fiorire come margherite a primavera, come ho già avuto modo di dire, non sono per la delinquenza, ma per noi, onesti cittadini e spernacchiati contribuenti. E non si tratta, in molti casi, solo di telecamere, ma anche di sensori per il rilevamento delle conversazioni.

Il progetto è quello di una continua sorveglianza per l'attuazione del nuovo modello economico: un'erosione lenta e preordinata del patrimonio privato attraverso la violazione dei diritti, in nome del "green"; tutto ciò che faremo e acquisteremo (cibo, vestiario, beni mobili e immobili) dovrà sottostare a regole del tutto illecite, ma legalizzate, basate sulla falsa narrazione della CO₂, arbitrariamente indicata come causa del cambiamento climatico che, se c'è, non è da imputare all'attività antropica tout court, ma semmai a quella bellica e all'uso smodato di geoingegneria cui stiamo assistendo. Vedi: (137) A scuola di sindaco... ma il buonsenso e l'onestà intellettuale né si imparano né si insegnano. - YouTube

Le premesse del "green" sono dunque fasulle ma assai funzionali allo scopo: sottoporci a una serie di ricatti con i quali saremo continuamente chiamati alla messa a norma di tutto, in una rincorsa di adeguamenti che ci faranno consegnare le chiavi dell'auto e della casa ai potentati economici che sono organizzati per farne man bassa (Black Rock in testa). Restrizioni e divieti agli spostamenti (con grave lesione del diritto alla libera circolazione), limiti a 30 km/h, ZTL, messa al bando dei motori endotermici, mentre le telecamere, solerti, già monitorano la nostra obbedienza. Anche la casa dovrà essere adeguata ai parametri "green", con contatori "smart" (pure quelli) che fisseranno un tetto all'energia consumata, provvedendo al prelievo di quella eventualmente in esubero; stessa cosa per l'acqua, con contatori "smart" anche ai pozzi, e, ovviamente, futura quotazione in borsa del bene pubblico: cosa di cui, a Lastra a Signa, dovremo sentitamente ringraziare la giunta precedente e in particolare il suo promotore Sig. Massimo Lari, col progetto "multiutility".

Il calcolo dell'impronta ecologica di ogni singolo individuo decreterà tutta una serie di "sanzioni e benefit" (sostanzialmente delle concessioni che sostituiranno i diritti che abbiamo dalla nascita) da applicare su un portafoglio a punti che, in base anche alla nostra condotta, potrà essere ridotto o azzerato, con prevedibili conseguenze. La "smart city" è dunque un concetto ampio che si collega alle digitalizzazione di tutto: dal portafoglio all'identità.

La gestione dei dati, ambìti in primis dai potentati economico-finanziari, servirà anche alla cosiddetta polizia predittiva: in Italia si è introdotto il sistema operativo "Giove" che, nelle "control room" delle questure incrocia tutti i dati su spostamenti (tramite la triangolazione di telefonini e pc), concentrazione di persone, riconoscimento facciale e, come dicevamo, captazione vocale per intervenire – così si legge sui documenti, ad esempio, di Trento – contro assembramenti e rivolte di massa.

La digitalizzazione richiede un tributo, in termini di fabbisogno energetico, che ha dell'assurdo: basti pensare che avviare un motore di ricerca con due parole equivale ad un viaggio in automobile di 400 Km (cit. Franco Fracassi); e le telecamere che ci attorniano (o accerchiano!) comportano un dispendio energetico e manutentivo spaventoso, oltre alla spesa immediata dell'installazione: 700.000 Euro pagati dai fiorentini solo per il biennio 2019-2020! Si capisce allora, in proporzione, quale sia la portata energivora di un sistema interamente basato sulla completa digitalizzazione e interconnessione dei dati, l'Internet delle Cose! E si comprende perché si stia scempiando la Sardegna che consuma 8.000 GW/h su 12.000 GW/h prodotti, per un impianto agri-voltaico (cinese) in arrivo da 360 MW/h (il più grande d'Europa), da sommare alla produttività, e la devastazione, dell'eolico.

Insomma, le sbarre ce le stiamo costruendo così, con una spesa immane, una distruzione ambientale senza precedenti e una classe di governanti e amministratori quanto meno impreparati, se non collusi.

Un tale progetto (globale!), ha da lunghissimo tempo, come cabina di regia una ristretta élite di possidenti che, attraverso strutture e sottostrutture, condiziona il percorso delle nazioni in tutto il mondo. Klaus Schwab (WEF) si è vantato di avere infiltrato le principali democrazie: basta osservare le leggi, anche nostrane, per giudicare l'onestà di chi le ha promosse. Ai convegni del WEF partecipano decine di capi di Stato, ministri, governatori, banche, rappresentanti di ONU, UNICEF, OMS, NATO, UE, e piattaforme come Facebook, Google, Amazon... Tutti quelli che contano. Solo loro. Ma cosa stabilisce per noi il WEF (in accordo con la BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali)? In un documento programmatico (consultabile sul loro sito) si parla di "resettare il futuro post-COVID", intendendo con ciò che l'83% della popolazione mondiale dovrà svolgere le proprie attività senza interazioni fisiche e che il 28% di essa risulterà disoccupato. Il loro motto? "Non possiederai nulla e sarai felice". (sic!).

Dunque, far coincidere la "Smart city" con la "città dei 15 minuti" riassume, ma non esaurisce, il concetto: comunque, è da pianificazioni del genere che certamente si intende partire. Oxford si è proposta come apripista, suddividendo il proprio territorio in sei aree chiuse al traffico e contingentando o vietando l'uscita dal perimetro assegnato, corrispondente a uno spostamento di un quarto d'ora. Le città che si sono candidate alla sperimentazione appartengono alla lista delle cosiddette C40. E temo siano in costante crescita. Se qualcuno pensa che venga potenziato il trasporto pubblico – beninteso, ciò non dovrebbe compensare una violazione dei diritti, ma offrire un'alternativa appetibile al diritto insindacabile di libera circolazione – si sbaglia: a Milano, anzi, è stato ridotto: inquina! Quello che si è aumentato sono, ma guarda un po', le piste ciclabili; non a caso, si parla insistentemente di dimezzare i mezzi circolanti entro il 2030, e di azzerarli entro il 2050, sotto la falsa bandiera del contrasto agli incidenti. La moda del delivery va letta, al contempo, come uno sfruttamento lavorativo e un esperimento sociale per qualcosa che si estenderà... A NOI!

In Italia, tra le città smaniose di dimostrare il loro servilismo a modelli distruttivi della ricchezza e dei diritti civili (sostituiti abilmente con quelli personalistici delle minoranze), si distinguono Milano, Venezia, Trento, ma anche Roma, Firenze, Bologna. L'intelligenza dei timonieri in carica si esemplifica in una selva di divieti, uno più assurdo degli altri: il "trenta all'ora" è già stato dimostrato essere una cura peggiore del male, che non è, peraltro, la CO₂, ma le polveri sottili da attrito (dei mezzi più pesanti). Un punto infimo di ridicolezza lo ha toccato Sala, vietando la sigaretta all'aperto perché... inquina!

Bene, sin qui un quadro veloce della "smart city" e, desumiamo, anche di Lastra a Signa.

Dovrei forse parlare di agricoltura, ma mi basta ricordare l'obbligo di non coltivare un campo per due anni di fila (tanto per dimezzare la produzione alimentare in un colpo solo), o il divieto di coltivare nelle prime ore dei pomeriggi estivi imposto a contadini che hanno pure trattori climatizzati: vorrei capire se tale norma viene osservata in quei campi dove una manodopera sottopagata consente le quotazioni al ribasso delle derrate destinate ai supermercati, o perché non valga sui cantieri stradali o edili. Il massimo esempio dell'aggressione all'agricoltura è dato dal caso xylella, in cui si è preferito sistematicamente ignorare ed ostacolare le soluzioni efficaci degli olivicoltori per imporre una distruzione chiaramente ideologica, se non programmata, che ricorda da vicino, mutatis mutandis, la vicenda della "Sfattoria degli Ultimi": la dittatura del "Perché io so' io, e voi non siete un cazzo".

Anticipo che verso ottobre ricominceranno i presidi di protesta del mondo agricolo e Liber-aliter darà, ancora una volta, il proprio appoggio, a prescindere dalle scelte politiche dei manifestanti. Vedi: Intervista a Maurizio Senigagliesi, co-ideatore del Coordinamento Nazionale Riscatto Agricolo. (youtube.com)

Chiedo dunque cosa accomuni la "smart city" e l'agricoltura se non la volontà pervicace, ad oggi, di distruggere tanto il tessuto urbano, col suo valore di attività e relazioni, quanto quello agricolo, imprescindibile base alimentare. La distopia della smart city ci consegna a un futuro di videosorveglianza e limitazioni in tutto: comportamenti, consumi, socialità. Questa ideologia si accorda a politiche limitative della sovranità alimentare, quindi dell'agricoltura a tutto favore dei grandi fondi d'investimento. Solo così possono andare d'accordo smart city e mondo agricolo... altrimenti questo connubio è inspiegabile.

Vogliamo credere che un assessore con tali deleghe voglia chiarire che NON intende seguire il tracciato suicidario dell'EU, e che, anzi, occupa quel posto proprio per arginare lo sfacelo in atto.

Liber-aliter, che ha sempre còlto la pericolosità della deriva intrapresa, è qui per dare la possibilità di esprimersi, tanto ai rappresentanti politici, quanto ai cittadini, che, troppe volte lasciati soli e insidiati, hanno con noi la possibilità di unirsi, proporre e opporsi: iniziando a conoscerci, possiamo costruire una proposta nuova, un patto sociale innovativo e coraggioso.

Dire di NO si può, ma occorre avere le competenze giuste: conoscere la materia e sapere chi e come, in Italia, rappresenta la punta avanzata del diritto e della resistenza attiva. Occorre, infine, essere liberi da sigle politiche o para-politiche. Liber-aliter c'è.

Sara Lunghini


Riferimenti:

nogeoingegneria.com

comedonchisciotte.it

byoblu.com

gli editoriali di "100 giorni da leoni" e di "Facciamo Finta Che".

Franco Battaglia: "CO₂. Il diavolo che non c'è" (libro)

Enzo Pennetta: "Agenda 2030: una rivoluzione colorata" (libro)

Alessio Gasperini: "Miracolo a Milano"

Enzo Tramaci (Epto): "Comit4to" su Telegram

Ezio Casagranda: "Uniamoci Trento"

Avv. Roberto Zappia, esperto "smart city".

Roberto Mazzoni: "Preparatevi per i prossimi 5 anni" (youtube)


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