MA IL PATRIARCATO ESISTE?
Per "patriarcato" deve intendersi una forma giuridicamente rilevabile che indichi la figura maschile quale elemento ideologicamente preminente e privilegiato in seno alle principali istituzioni sociali, a partire dalla famiglia.
Il patriarcato, per configurarsi e realizzarsi, deve essere istituzionalmente espresso e garantito.
In base a questa corretta interpretazione del termine, si deve allora ricercare la radice di un tale orientamento nel testo che riflette e guida l'intero corpus legislativo: la Costituzione. Essa è l'elemento di riferimento in base al quale un'apposita Corte può essere chiamata a valutare la costituzionalità o l'incostituzionalità delle leggi, avviando così un processo di modifica o soppressione dei testi in esame.
Pertanto inviterei la Sindaca di Firenze Funaro, che ha affermato "OCCHIO a chi dice che il patriarcato non esiste!" di indicare il principio costituzionale in base al quale intende accusare la nostra Costituzione di essere patriarcale.
Se poi vi sono leggi che non rispettano la costituzionalità, contraddicendo la parità di diritti tra i due generi (e sottolineo due), la reprimenda andrà rivolta, a seconda dei casi, a chi fa le leggi, a chi le approva e a chi le interpreta, chiamando in causa il potere legislativo delle Camere (ma anche del Governo), esecutivo del Governo, e giudiziario della Magistratura. Tuttavia, mai e poi mai si potrà addossare la responsabilità del patriarcato, qualora esistesse, alla cosiddetta società civile, che nulla predispone.
Si può in effetti rilevare che, sebbene la Costituzione sia stata scritta a tutela dei cittadini tutti, i suoi principi sono stati spesso disattesi. È innegabile come una disparità tra uomini e donne sia stata pesantemente stabilita con la riforma Dini che, con la legge 335/1995, ha sostituito la pensione sociale con l'assegno sociale, mortificando così il sostegno incondizionato di milioni di donne alla famiglia e alla prole, e un contributo notevole allo Stato. Ne ho parlato in un ampio articolo sul femminismo, un anno fa.
Dunque, se la Sindaca Funaro vorrà riconoscere l'iniquità di leggi ben precise la invitiamo a indicarle, dando così corpo e sostanza alla propria contrarietà al patriarcato, che altrimenti rischia di suonare come uno slogan vuoto, oltretutto gravato dalla confusione concettuale tra patriarcato e maschilismo.
Concludo osservando come di leggi ingiuste ne siano state varate molte, specie negli ultimi anni, ledendo le categorie più disparate della società, con grave danno verso civili e militari, giovani e anziani, uomini e donne, indistintamente; dal Job's Act ai decreti legge del periodo pseudo-pandemico che tuttora ricadono pesantemente perfino sui morti degli ospedali: a pandemia finita da un pezzo, se un tampone li dichiara positivi, essi sono ancora infilati in dei sacchi neri e strappati al commiato dei cari. Quest'anno a Firenze ho già preso parte a tre raduni di protesta, sperando si riesca a porre fine a questa prassi, lontana dal buon senso e dalla pietas. Se uno vuol parlare di lesione dei diritti, perché deve restringere la propria visuale su un campo ristretto e fuorviante, dal momento che la società sta subendo, tutta, una trasformazione pericolosa verso l'ignoranza, la settorialità, il silenziamento del dissenso, la marginalizzazione della divergenza, il controllo globale, e la gestione, proficua, della povertà e delle paure? Non siamo forse tutti vittime, uomini e donne?
Sara Lunghini
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