Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2024

DODICESIMO CAPITOLO - L'Iris che fa i miracoli

Immagine
  “… forza pischelli, ditemi quello che mi dovete dire,  poi tornate a giocare che io c’ho da fare…” Illustrazioni di Giacomo Carletti Il giudice, serata stante, aveva provveduto a nominare gli avvocati d’ufficio sia per il D’Angelo che per il Parisi. Alle ore ventitré uno dei due non era ancora stato rintracciato; l’altro, causa impegni in essere, aveva garantito la sua presenza ma alla buon’ora della mattina successiva. Intanto la caserma pareva diventata l’atrio di un pronto soccorso, tanto era il via vai dei congiunti dei due fermati: chi chiedeva di poter solo vedere l’uno o l’altro; chi voleva parlarci; chi voleva sapere come sarebbe finita quella storia e chi voleva consegnargli di tutto un po’, dai generi alimentari più disparati ad ogni sorta di arnese utile per l’igiene personale o ad alleviare quel soggiorno imprevisto quanto, pensavano, temporaneo, poiché ogni equivoco sarebbe stato chiarito certamente in tempi brevi. Il comandante riuscì a respingere tutte le richieste

M'ASTENGO O NON M'ASTENGO?

Immagine
  M'astengo o non m'astengo? È questo il dilemma? Direi proprio di no! Ma proviamo a farci un ragionamento su quello che si è rivelato essere non solo il protagonista, ma addirittura il vero vincitore assoluto della tornata elettorale appena conclusa: sua maestà l'Astensionismo! Cominciamo col dire che una quota compresa entro il dieci, massimo quindici percento, può essere accettata come fisiologica, imputabile in parte alla superficialità di chi non ha capito che se non si occupa della politica, sarà la politica a occuparsi di lui. L'altra parte è riconducibile agli impedimenti oggettivi per problemi di mobilità, lontananza geografica dal seggio e disturbi cognitivi. E fin qui non c'è nulla di cui allarmarsi. I problemi insorgono quando la quota di riluttanza al voto interessa fra i quindici e i trenta elettori ogni centinaio. In questo caso la sorgente dell'astensionismo si sposta dall'elettorato alla classe politica, arroccata sempre più in un mondo a s

Perché NON voto alle Europee

Immagine
   Il mio non è disinteresse: lo prova l'impegno, con LIBER-ALITER, a indagare e spiegare la realtà geopolitica e sostenere un'idea diversa di Italia. Nardella, lanciato verso una poltrona a Bruxelles, si è affrettato a specificare che l'Italia, senza Unione Europea, è niente. Questa è la capacità di valutazione dei nostri politici! Per lui l'Italia è così debole da avere bisogno della stampella dell'Unione Europea. Per me, che a differenza di Nardella so quali spinte oppressive hanno alimentato la creazione dell'U.E., l'Italia è così forte che serviva, anziché una gruccia, un bastone tra le ruote. Che poi dalle ruote sia entrato dolorosamente anche da qualche altra parte lo possiamo constatare ogni giorno di più.   L'America ci definisce " alleati" ma ci considera rivali , probabilmente assieme a tutto il resto del mondo.  L'Unione Europea è perciò quello strumento di oppressione economica che fa buttare via il latte agli allevatori

LA CONTRADDIZIONE DEL DOPPIO VOTO

Immagine
Votare sia per le Amministrative che per le Europee è una contraddizione e vi spiego le mie ragioni. Quante volte, tutti noi, abbiamo ascoltato i politici giustificarsi per qualche loro nefandezza con la frase "Ce lo chiede l'Europa"? Da tale giustificazione si evincono due cose: a) l'UE impone al ceto politico nazionale decisioni sconvenienti per i cittadini; b) i politici nazionali non sono liberi di agire nell'interesse esclusivo della cittadinanza, che invece dovrebbero rappresentare e tutelare. Dunque, che senso ha eleggere un'amministrazione locale, deputata a conoscere i bisogni e i problemi specifici del territorio, sapendo che poi potrà solo eseguire ordini ricevuti da un'entità superiore e nel contempo, col proprio voto, legittimare l'autorità di quest'ultima che del territorio non sa nulla? Chiediamocelo: che senso ha? Ecco quindi perché parlo di contraddizione: o riconosci l'autorità dell'UE e quindi diventa inutile il tuo v